Il sindacato svizzero dei mass media esprime preoccupazione per l'ulteriore manovra di risparmio da 50 milioni: «Ci auguriamo che non aumenti ulteriormente la pressione sul lavoro del personale»
BERNA - Il sindacato svizzero dei mass media (SSM) prende atto con «grande preoccupazione» dell’ulteriore risparmio di 50 milioni deciso dalla SSR, per contrastare l’erosione delle entrate pubblicitarie.
«Se la SSR, come datore di lavoro, non può essere ritenuta responsabile per le perdite pubblicitarie (che coinvolgono tutto il ramo mediatico), ancor meno può essere ritenuto responsabile il personale della SSR, già spremuto come un limone», sottolinea il sindacato dei media. «Eppure - prosegue -, il 4 marzo 2018, il popolo svizzero, a stragrande maggioranza, si era espresso per il mantenimento di un servizio pubblico forte e di qualità».
Secondo l'SSM ciò è possibile unicamente se al personale della SSR «è concesso il tempo necessario per svolgere al meglio il proprio lavoro». Il sindacato sottolinea come invece, nel corso degli scorsi anni, «i collaboratori della SSR sono stati messi fortemente sotto pressione da diversi pacchetti di risparmio e ora si è raggiunto il limite». «Oltre - prosegue la nota stampa inviata in mattinata -, non si può più andare se non si vuole mettere a repentaglio la qualità dell’offerta oltreché la qualità di vita e la salute dei collaboratori».
L'SSM ammette di non conoscere al momento le misure concrete di questo ulteriore pacchetto di risparmio. La SSR, per i prossimi passi, prevede di coinvolgere il partner sociale. «Veglieremo affinché questo venga mantenuto», assicura il sindacato.
L’SSM, insieme al personale, elaborerà delle alternative alla diminuzione dei posti di lavoro e le presenterà ai responsabili SSR. «Ci aspettiamo - concludono - che queste alternative vengano valutate seriamente e che questi nuovi risparmi aggiuntivi non comportino un ulteriore aumento della pressione sul lavoro quotidiano del personale».