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BERNA«Le imprese non devono pagare il canone radio-tv»

13.08.19 - 15:37
Lo ha ribadito la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale chiedendo di dare seguito a una iniziativa parlamentare depositata da Gregor
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«Le imprese non devono pagare il canone radio-tv»
Lo ha ribadito la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale chiedendo di dare seguito a una iniziativa parlamentare depositata da Gregor

BERNA - Le imprese non devono più versare il canone radiotelevisivo. Lo ha ribadito la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N) che, con 15 voti contro 9, chiede alla propria camera di dare seguito a una iniziativa parlamentare in tal senso depositata da Gregor Rutz (UDC/ZH).

La CTT-N si era già espressa lo scorso novembre a favore dell'atto parlamentare di Rutz, ma un mese fa la commissione omologa degli Stati si era opposta. Ora toccherà al plenum - durante la sessione autunnale - decidere.

Il canone per le imprese costituisce un doppio onere dato che sia i titolari sia i collaboratori di aziende sono già soggetti alla tassa di ricezione in qualità di privati cittadini, sostiene la commissione in una nota. Una minoranza non ritiene invece opportuno apportare già adesso modifiche a un sistema entrato in vigore all'inizio di quest'anno.

Con 19 voti contro 5, la CTT-N ha anche deciso di dare seguito alle iniziative parlamentari dei consiglieri nazionali Christian Wasserfallen (PLR/BE) e Jürg Grossen (PVL/BE), e del "senatore" Hans Wicki (PLR/NW), che chiedono una deroga per i consorzi quanto al pagamento del canone radio-tv.

Attualmente un'azienda è tenuta a pagare il canone se è assoggettata all'IVA e se realizza un fatturato annuo minimo di 500'000 franchi. La fattura annua varia tra 365 a 35'590 franchi, a seconda del giro d'affari.

Le imprese e i Comuni non sono soddisfatti del nuovo sistema applicato. Diverse società hanno avuto la cattiva sorpresa di vedersi imporre a più riprese, tramite filiali o partecipazioni a consorzi. Le tre iniziative parlamentari permetteranno di correggere questo problema che, stando alla commissione, «non corrisponde alla volontà del legislatore». 
 
 

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