Parola di Alex finito dal Ghana nel canton Zurigo dopo essere rimasto orfano e che ha trovato in una palestra di pugilato la sua salvezza
ZURIGO - «Un giorno vorrei diventare campione del mondo di boxe», quando lo dice Alex Sträuli (19 anni) è serissimo.
Una “sparata”? «Per niente», commenta il suo allenatore Rajko Bojanic che gestisce il Box-Center Glattbrugg a Opfikon (ZH), «Alex è agile, forte e impara velocemente. Non ho mai visto un talento così. Ho grandi progetti per lui!». E il ragazzo ha pure la testa sulle spalle: nel 2019 ha finito l'apprendistato come meccanico ed è arrivato terzo ai campionati svizzeri di pugilato.
Ma la sua strada è stata tutta in salita: figlio di una ghanese e uno svizzero è cresciuto in Ghana con il padre proprietario di una piantagione di ananas. Sua madre, invece, l'ha vista pochissimo. È bastata una giornata perché la sua vita prendesse una piega completamente diversa: «Quando avevo 14 anni un giorno mio papà mi ha detto: “Sono malato ai polmoni devo andare a farmi operare in Sudafrica”», ricorda Alex, «in lacrime gli ho chiesto: “Ma torni, vero?” e lui: “Certo”. Ma dopo l'intervento non si è mai più svegliato».
Per lui, solo al mondo, non c'era che una meta: la Svizzera. Ospitato dalla sorellastra che praticamente non conosceva, non parlava una parola di tedesco e passava le giornate da solo. Poi la scoperta del club: «Lì ho trovato degli amici veri, gente che mi ha sostenuto tutti i giorni. Siamo praticamente una famiglia. Qualche volta per sbaglio il mio coach lo chiamo papà».
Alex non è l'unico “caso difficile” che finisce al Box-Center di Rajko: «Qui vengono ad allenarsi ragazze, ragazi e bambini da tutto il mondo. Molti di loro sono scappati dalla guerra, o altro. Io una possibilità non la nego mai a nessuno».