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SVIZZERAAccordo quadro: una priorità per l'economia elvetica

28.05.19 - 09:45
Una chiara maggioranza si è espressa a favore del mantenimento degli accordi bilaterali. Solo il 4% li considera svantaggiosi
Keystone (archivio)
Il 75% delle imprese interpellate da gfs.bern ritiene che gli attuali accordi bilaterali siano vantaggiosi.
Il 75% delle imprese interpellate da gfs.bern ritiene che gli attuali accordi bilaterali siano vantaggiosi.
Accordo quadro: una priorità per l'economia elvetica
Una chiara maggioranza si è espressa a favore del mantenimento degli accordi bilaterali. Solo il 4% li considera svantaggiosi

BERNA - Per l'economia svizzera il mantenimento degli accordi bilaterali con l'Unione europea ha la massima priorità: una chiara maggioranza delle imprese si dice a favore del prospettato accordo istituzionale con l'UE in questo contesto, indica un sondaggio pubblicato oggi.

L'indagine è stata svolta dall'istituto specializzato gfs.bern per conto della Federazione delle imprese svizzere Economiesuisse e dell'Alliance Economie Politique tra oltre 1000 aziende che contano almeno 20 dipendenti, informa un comunicato.

Il 75% di esse ritiene che gli attuali accordi bilaterali siano vantaggiosi, mentre soltanto il 4% li considera svantaggiosi. «Un'ampia maggioranza» giudica essenziale la certezza del diritto nei confronti dell'UE, che a suo avviso va di pari passo con gli accordi bilaterali. Più dipendenti ha un'impresa, più importanti sono giudicati gli accordi.

Una netta maggioranza è anche per il prospettato accordo quadro istituzionale, sul quale l'economia si aspetta presto una decisione politica. Il 67% delle imprese interpellate è favorevole all'accordo nella forma attualmente in discussione. Solo il 20% vi si opporrebbe.

Stando alla nota, una maggioranza in favore dell'accordo si trova in tutti i settori e in tutte le dimensioni aziendali. La maggior parte delle imprese sottolinea che senza di esso l'industria di esportazione risentirebbe tra le altre cose di un accesso sempre più difficile al mercato europeo. Si dovrebbero inoltre fare i conti con sanzioni dolorose da parte dell'UE.

Da una conclusione dell'accordo ci si attendono per contro effetti positivi in relazione alla certezza della pianificazione, mentre la protezione dei salari viene considerata garantita. Un ottimismo non condiviso dai sindacati, che sono anzi di parere opposto.

Tutti gli intervistati respingono esplicitamente il punto di vista secondo cui il Consiglio federale può negoziare una soluzione migliore di quella attuale, scrivono i committenti del sondaggio. Secondo Monika Rühl, presidente della direzione di Economiesuisse, i risultati dell'indagine costituiscono un chiaro mandato: essa "mostra chiaramente che l'accordo quadro è nell'interesse delle imprese svizzere". L'associazione sostiene dunque "un rapido avanzamento dell'accordo" e "fa appello al Consiglio federale affinché chiarisca rapidamente i punti in sospeso".

Sondaggi contraddittori - Stando a un sondaggio svolto dallo stesso istituto gfs.bern e pubblicato lo scorso 31 marzo dalla "NZZ am Sonntag", il 60% degli svizzeri sosterrebbe l'accordo quadro concluso con l'UE, che sarebbe caldeggiato con entusiasmo soprattutto dall'elettorato rosso-verde e avversato soltanto dai simpatizzanti dell'UDC. Un risultato sorprendente - commentava il domenicale - poiché si era fino ad allora sempre ritenuto che l'accordo non godesse del sostegno popolare.

Un precedente sondaggio online dell'associazione Vimentis, pubblicato il 26 febbraio, indicava d'altro canto che due svizzeri su tre (il 64%) non volevano alcuna concessione sulle misure di accompagnamento che mirano a proteggere i salari e le condizioni di lavoro.

E secondo un fresco sondaggio Tamedia, pubblicato ieri da "SonntagsZeitung" e "Le Matin Dimanche", solo il 20% degli svizzeri è per una rapida firma dell'accordo, mentre il 26% lo respinge in toto e il 41% esige che sia rinegoziato su certi punti, in particolare la protezione salariale (32%) e l'adozione della direttiva sulla cittadinanza UE, che per il 27% andrebbe esclusa dal trattato, per evitare il rischio di dover versare ai residenti europei maggiori prestazioni sociali.

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COMMENTI
 

moma 4 anni fa su tio
Parlano di accordi quadri e poi leggo che un sindaco italiano non può avere il detentore di una targa ticinese perché l'Italia per prima ha chiuso per queste semplici informazioni e dopo la Svizzera ha fatto altrettanto. Non male.

Danny50 4 anni fa su tio
Normale. Vogliono il ribasso massimo dei salari, la diminuzione dei costi sociali potendo così continuare ad avere maggiori util per i loro azionisti e manager, come sta succedendo dai primi bilaterali. L’apoteosi si avrà quando suonerà la campana dell’adesione oggi strisciante, domani effettiva. Addio Svizzera...È stato bello.....
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