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«I nostri parenti si sono preoccupati molto più di noi»

MONGOLIA / SVIZZERA«I nostri parenti si sono preoccupati molto più di noi»

06.05.19 - 20:57
Un gruppo di viaggiatori svizzeri è stato messo in quarantena per sei giorni dopo che una coppia è morta di peste bubbonica
20 Minuten/Tobias Rösli
Tobias Rösli è in viaggio con sua moglie Sonja e i suoi figli Finn (1) e Taio (3)
Tobias Rösli è in viaggio con sua moglie Sonja e i suoi figli Finn (1) e Taio (3)
«I nostri parenti si sono preoccupati molto più di noi»
Un gruppo di viaggiatori svizzeri è stato messo in quarantena per sei giorni dopo che una coppia è morta di peste bubbonica

ÖLGII - Per sei giorni Sonja e Tobias Rösli, la loro famiglia e la loro associazione di scambio culturale non hanno potuto lasciato la città mongola di Ölgii. La ragione di ciò è la morte di una coppia che aveva contratto la peste bubbonica mangiando carne di marmotta. Obbligando le autorità a mettere il villaggio in quarantena.

«Siamo in viaggio con il nostro gruppo "East meets West – Brugge baue"», ha raccontato Tobias Rösli a 20 Minuten. Il gruppo musicale del Canton Lucerna viaggia in tutto il mondo per diffondere la cultura e le tradizioni svizzere e per incoraggiare le persone a fare altrettanto, preservando così la propria cultura.

«La situazione era piuttosto confusa» - Il 1° maggio gli è stato detto che a nessuno era permesso uscire o entrare dalla località mongola. «La situazione era inizialmente piuttosto confusa», afferma Rösli. Ben presto è diventato chiaro che si trattava di una quarantena a causa della pestilenza. «Volevamo sapere se la malattia fosse trasmissibile per via aerea», continua il lucernese, che era preoccupato per la salute della sua famiglia e dei suoi figli. «Ma ci hanno subito rassicurati».

Fine della quarantena - Nessuno era nel panico. «Puoi solo aspettare e sperare che la quarantena finisca presto. I nostri parenti in Svizzera e Germania erano molto più preoccupati di noi, perché quando sei lontano pensi sempre al peggio. Ciò che ci preoccupava di più invece era che non sapevamo per quanto tempo saremmo rimasti bloccati», racconta. La gente del posto si è mostrata sempre estremamente cordiale e il gruppo ha trascorso le giornate visitando famiglie povere e orfanotrofi.

Lunedì verso le 20:00 (ora locale), dopo sei giorni, la quarantena è stata finalmente stata rimossa. «Domani speriamo di volare su Ulan Bator», conclude Rösli. Il 15 maggio, il gruppo intende finalmente tornare in Svizzera.

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