La possibilità di votare tramite smartphone, tablet o PC è stata in linea di principio ben accolta in consultazione. Anche se alcuni partiti sono contrari. L'UDC: «Mette in pericolo la democrazia»
BERNA - La possibilità di votare tramite smartphone, tablet o computer invece di mettere mano a carta e penna è stata in linea di principio perlopiù bene accolta in consultazione, seppure con eccezioni di peso (UDC, PVL, informatici). Rimane però parecchio scetticismo riguardo alla sicurezza. Questa va ancora migliorata, si chiede all'unanimità.
Lo scorso 19 dicembre, dopo una fase sperimentale durata 15 anni e oltre 300 test di applicazione, il Consiglio federale ha sottoposto a partiti e ambienti interessati una revisione della legge federale sui diritti politici (LDP). Essa prevede di lasciare ai Cantoni la possibilità di introdurre l'e-voting - accanto al voto alle urne e per corrispondenza - se saranno soddisfatti i requisiti di sicurezza prescritti dal diritto federale.
Venire incontro alla Quinta Svizzera - Nella consultazione conclusasi oggi, il progetto ha trovato approvazione in linea di principio, soprattutto perché il voto elettronico risponde a un reale bisogno per gli svizzeri dell'estero e faciliterebbe l'espressione dei propri diritti politici alle persone con disabilità. Tuttavia, anche chi fondamentalmente caldeggia l'e-voting è al momento scettico.
PS, PLR, PPD, Verdi, Verdi liberali e PBD si dicono tutti aperti alla via digitale, ma la sicurezza dev'essere prioritaria. E con le soluzioni attualmente proposte la situazione non è chiara, scrive il PLR. La Posta ha messo alla prova il suo sistema in febbraio e marzo invitando pubblicamente gli hacker a individuarne le eventuali falle e in entrambe le occasioni sono stati scoperti «errori critici», tanto che il gigante giallo ha deciso di non riutilizzarlo in occasione delle votazioni del 19 maggio 2019.
Troppo presto per uso ordinario - Il PLR ritiene dunque prematura l'introduzione ordinaria dell'e-voting. Con il PBD chiede un proseguimento dei test. Anche per il Partito socialista, una introduzione durevole entrerà in considerazione solo quando sarà dimostrata la sicurezza del sistema, che dovrà essere esclusivamente statale.
Il progetto necessita di miglioramenti per quanto riguarda la sicurezza dei dati, il ruolo dello Stato, l'affidabilità e la tracciabilità dei risultati delle votazioni, afferma il PS. I Verdi chiedono un «sistema resistente con verificabilità universale, codice open source e test realistici ricorrenti».
Anche il PPD esorta alla prudenza. La sicurezza va ulteriormente aumentata perché può essere determinante nel caso di una votazione dall'esito serrato, afferma, ricordando quella del 28 febbraio 2016 - annullata dal Tribunale federale lo scorso 10 aprile - sulla sua iniziativa riguardante l'imposizione fiscale delle coppie sposate.
La storia dell'informatica dimostra che l'elenco delle possibili vie d'attacco non sarà mai definitivamente noto, afferma dal canto suo il Partito verde liberale (PVL) giustificando la sua posizione negativa. Che succederà - chiede - se in futuro dovesse essere sviluppata una nuova via d'attacco? «Torneremo allora al puro voto cartaceo?».
La democrazia in pericolo - L'UDC è decisamente contraria: il voto elettronico è costoso, insicuro e mette in pericolo la democrazia perché offre ai criminali nuove opportunità di manipolazione, scrive, e chiede uno stop. La stessa UDC, ma anche PS e PVL ritengono anche che il voto elettronico non aumenterà la partecipazione al voto.
L'Organizzazione degli Svizzeri all'estero (OSE) indica che all'inizio di marzo 172'100 cittadini elvetici residenti all'estero risultavano iscritti nei registri elettorali. In occasione di votazioni ed elezioni non dovrebbero essere discriminati, scrive l'OSE facendo riferimento alla legge che li concerne, entrata in vigore nel novembre 2015.
A suo avviso, della rivendicazione «sicurezza prima della velocità» si dovrà tener conto nell'ambito delle procedure di autorizzazione previste, per esempio con test d'intrusione pubblici. Anche la Posta sostiene il progetto governativo, nonostante il recente suo smacco.
Nella stessa direzione va la Conferenza dei governi cantonali, che parla dell'e-voting come di un bisogno della popolazione e menziona le alte esigenze in fatto di sicurezza richieste. I Cantoni si rallegrano in particolare del fatto che possono essi stessi decidere se mettere o no a disposizione l'urna elettronica. La Conferenza rammenta che dieci di loro hanno già optato per questa offerta.
Iniziativa per moratoria - Di tutt'altro parere SwissICT, associazione di categoria del settore della tecnologia informatica. A suo avviso, le soluzioni finora trovate in Svizzera per l'e-voting non soddisfano i requisiti di sicurezza, come hanno dimostrato i test sul sistema della Posta.
Una moratoria sull'introduzione del voto elettronico, fintanto che non sarà protetto dalle manipolazioni almeno quanto il voto tradizionale alle urne e per corrispondenza, è stata chiesta in marzo da un comitato di informatici e politici, presieduto dal consigliere nazionale lucernese e specialista informatico Franz Grüter e comprendente anche il collega ecologista zurighese Balthasar Glättli. La raccolta delle 100'000 firme è partita il 12 marzo, con termine fissato al 12 settembre 2020.