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BERNALa marcia dei mille contro l'export di armi

22.04.19 - 18:08
La tradizionale Marcia della Pace di Pasqua si è tenuta oggi a Berna. «Da un lato un paese mediatore di pace, dall'altro uno Stato guerrafondaio: tutto ciò è ipocrita», hanno denunciato i manifestanti
Keystone
La marcia dei mille contro l'export di armi
La tradizionale Marcia della Pace di Pasqua si è tenuta oggi a Berna. «Da un lato un paese mediatore di pace, dall'altro uno Stato guerrafondaio: tutto ciò è ipocrita», hanno denunciato i manifestanti

BERNA - Tra 1000 e 1500 persone hanno partecipato oggi a Berna alla tradizionale Marcia di Pasqua. In questa edizione i pacifisti hanno manifestato affinché la Svizzera rinunci in via definitiva all'esportazione di armi, in particolare verso Paesi teatro di guerre civili.

Magdalena Küng, segretaria del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), ha sottolineato che la Confederazione non può permettersi di rendere il mondo meno sicuro con l'export di materiale bellico. Il paese ha cose migliori da esportare come beni che contribuiscono a realizzare una vita migliore o servizi che promuovono la pace.

Ciò che accade all'estero con le armi esportate non è più sotto il controllo della Svizzera. Spesso il materiale bellico è usato per intimidire, opprimere, esercitare violenza o guerreggiare. Per i partecipanti alle manifestazione, ciò è in netta contraddizione con la neutralità e la tradizione umanitaria elvetiche. «Da un lato un paese mediatore di pace, dall'altro uno Stato guerrafondaio: tutto ciò è ipocrita», hanno denunciato i manifestanti.

Nel suo discorso, Küng ha tematizzato la richiesta dell'industria svizzera degli armamenti di allentare le esportazioni, inizialmente accolta dal Consiglio federale. Una decisione governativa che è «una presa in giro e fa a pugni con la ragione e la decenza», ha detto l'esponente del GSsE. Solo grazie all'impegno di chi lavora per un mondo più pacifico, il Consiglio federale ha per il momento sospeso il progetto, ha affermato.

L'ordinanza sul materiale bellico vieta attualmente l'esportazione se il paese di destinazione è coinvolto in un conflitto armato interno o internazionale. In un primo tempo, lo scorso mese di giugno, il governo ha voluto consentire la concessione di un permesso di esportazione qualora non vi fosse motivo di credere che il materiale bellico sia utilizzato in un conflitto armato interno. Questa deroga non sarebbe stata applicata ai paesi devastati dalla guerra civile, come lo Yemen o la Siria.

Il Consiglio federale è stato subito subissato di critiche da più parti, in particolare dalle associazioni attive in campo umanitario e nell'aiuto allo sviluppo. Fatto più unico che raro, anche il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, l'ex segretario di Stato Peter Maurer, aveva stigmatizzato pubblicamente le intenzioni del governo.

Le numerose critiche dentro e fuori dal parlamento hanno contribuito a un cambiamento di rotta del Consiglio federale. Alla fine di ottobre il governo ha infatti deciso di attendere prima di liberalizzare l'export.

Una alleanza contro le esportazioni di armi nei paesi in guerra civile - formata da esponenti di PS, Verdi, Verdi liberali, borghesi democratici, evangelici, ambienti ecclesiastici e organizzazioni umanitarie - in settembre aveva annunciato una iniziativa popolare "correttiva" se il parlamento non avesse fatto tornare sui suoi passi il Consiglio federale. E nel giro di due giorni ha trovato 25'000 persone che si sono dichiarate disposte a raccogliere ciascuna quattro firme, per raggiungere le necessarie 100'000 sottoscrizioni. L'obiettivo sembrava già raggiunto in marzo.

L'alleanza - sostenuta anche da Amnesty International - vuole tornare alla situazione precedente al 2014, anno in cui un primo allentamento ha permesso di esportare verso paesi che sistematicamente violano i diritti fondamentali.

In risposta, il 26 settembre, il Consiglio nazionale ha adottato con 97 voti a 82 (e undici significative astensioni specie nelle file del PLR, che con l'UDC aveva sostenuto l'allentamento inizialmente proposto dal governo) una mozione del Partito borghese democratico (PBD) nella quale si chiede che sia il parlamento a fissare le regole.

Il Consiglio degli Stati ha poi però bocciato la mozione lo scorso marzo con 20 voti a 17 e sei astenuti. Dato il lancio dell'iniziativa "Contro l'esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili (Iniziativa correttiva)", i "senatori" hanno ritenuto di non anticipare, con l'accettazione della mozione borghese democratica, un dibattito sulla questione, che avrà obbligatoriamente luogo e in modo ampio in occasione del trattamento della proposta di modifica costituzionale.

La tradizione delle marce pasquali, diffusa nel mondo intero, risale agli anni '60, quando i movimenti pacifisti si schierarono contro gli armamenti nucleari. Anche in un mondo secolare, gli organizzatori ritengono che la Pasqua sia il momento giusto per inviare un segnale per un mondo più pacifico.

La marcia della città federale è sostenuta da più di 30 organizzazioni politiche ed ecclesiastiche.
 
 

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