Cerca e trova immobili

VAUDLe vittime del traffico di umani possono restare in Svizzera durante l'inchiesta

14.02.19 - 15:38
Il Tribunale federale ha accolto oggi il ricorso di un ex prostituta di origine africana
Keystone
Le vittime del traffico di umani possono restare in Svizzera durante l'inchiesta
Il Tribunale federale ha accolto oggi il ricorso di un ex prostituta di origine africana

LOSANNA - Chi è vittima di traffico di esseri umani può restare in Svizzera finché la polizia ritiene la sua presenza necessaria all'inchiesta. Nel corso di una seduta aperta al pubblico, il Tribunale federale (TF) ha accolto oggi il ricorso di una ex prostituta di origine africana.

La Corte si è occupata di una domanda di permesso di soggiorno di breve durata presentata dalla ricorrente il 3 gennaio 2017, diventata irrilevante in quanto la sua denuncia per tratta di esseri umani è stata nel frattempo archiviata dalla polizia di Zurigo.

Con una maggioranza di tre giudici a due, il TF ha concluso che l'articolo 14 della Convenzione sulla lotta contro la tratta di esseri umani, sancito nel diritto svizzero dall'articolo 36 dell'ordinanza sull'ammissione, il soggiorno e l'attività lucrativa (OASA), conferisce alle vittime il diritto a un breve soggiorno durante l'indagine.

I giudici hanno precisato che la presenza della persona, come vittima o testimone, dovrebbe essere considerata necessaria dalle autorità penali. La polizia degli stranieri, competente nel rilascio dell'autorizzazione, non ha alcun potere discrezionale e deve accettare il parere degli investigatori. Secondo i due giudici di minoranza, la ricorrente avrebbe invece dovuto essere rinviata in Italia e rimanere a disposizione delle autorità penali svizzere.

Questa soluzione è stata considerata troppo complicata e controproducente dalla maggioranza della Corte. Uno dei giudici ha ricordato che la lotta contro la tratta di esseri umani coinvolge organizzazioni criminali che dispongono di enormi risorse e fanno uso di molta violenza. Ha inoltre sottolineato che non ci si può ragionevolmente aspettare che una persona rimpatriata dalla Svizzera continui a collaborare con gli inquirenti elvetici.

La ricorrente aveva presentato una domanda di asilo in Svizzera nel 2016. La procedura ha rivelato che aveva fornito una falsa identità e che aveva un visto rilasciato dall'Italia. La Segreteria di Stato della migrazione ne aveva quindi disposto l'allontanamento nell'ambito della procedura Dublino.

Dopo che la sua istanza è stata respinta anche dal Tribunale amministrativo federale (TAF), la donna ha chiesto un titolo di soggiorno di breve durata in quanto vittima di tratta di esseri umani in Svizzera.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE