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SVIZZERAAccordo quadro con l'Ue: «Non sarebbe possibile un risultato migliore»

11.02.19 - 10:32
Il presidente del consiglio di amministrazione di Roche ritiene che la via migliore per raggiungere rapidamente relazioni stabili con l'UE sia firmare l'accordo
Keystone
Accordo quadro con l'Ue: «Non sarebbe possibile un risultato migliore»
Il presidente del consiglio di amministrazione di Roche ritiene che la via migliore per raggiungere rapidamente relazioni stabili con l'UE sia firmare l'accordo

ZURIGO - Il presidente del consiglio di amministrazione di Roche Christoph Franz si dice chiaramente a favore dell'accordo istituzionale negoziato dalla Svizzera e da Bruxelles. «Per noi è fondamentale avere libero accesso all'UE», afferma Franz in un'intervista rilasciata ai giornali del gruppo CH Media.

«Sono molto cauto e scettico circa la possibilità che la Svizzera ottenga un risultato migliore attraverso una eventuale rinegoziazione dell'intesa». La via migliore per raggiungere rapidamente relazioni stabili con l'UE è firmare l'accordo quadro.

Alla domanda se considera l'UE eccessivamente intransigente nei confronti della Svizzera, Franz rimanda agli attuali negoziati sulla Brexit. «L'Unione vuole impedire ad altri Stati membri di seguire la via britannica» e ciò limita fortemente il suo margine di manovra. «Al momento ha altri interessi».

Già la settimana scorsa il CEO di Roche Severin Schwan, in occasione della presentazione dei risultati aziendali, aveva dichiarato che per Roche sarebbe positivo se l'accordo quadro venisse presto approvato.

Nell'intervista Franz affronta anche la questione dei prezzi dei farmaci e della pressione sui margini in atto negli Stati Uniti. Gli USA sono di gran lunga il più grande mercato di Roche e di conseguenza l'azienda farmaceutica è fortemente coinvolta nelle discussioni sulle riforme del sistema sanitario e quindi anche sul prezzo dei farmaci.

«Vogliamo contribuire a sviluppare soluzioni ai problemi che si manifestano nel sistema sanitario americano». Allo stesso tempo «dobbiamo però stare attenti che queste riforme non ci impediscono di investire nella ricerca e nello sviluppo nella stessa misura di quanto abbiamo fatto nel passato».

Roche, comunque, non sta investendo solo in ricerca e sviluppo: secondo il presidente del cda, in cima alla liste delle priorità vi è anche la formazione del personale. Quanto a digitalizzazione e globalizzazione non bisogna fare allarmismi. È compito dell'azienda contribuire a plasmare il cambiamento e renderlo socialmente accettabile. «Tutti i settori della popolazione dovrebbero essere coinvolti il più possibile».

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COMMENTI
 

Danny50 5 anni fa su tio
Naturalmente questo pagliaccio ha un solo interesse: vendere all’estero con maggior facilità supposte in più. Agli svizzeri invece vaselina.

seo56 5 anni fa su tio
Buffone!! Non rappresentate gli svizzeri ma i vostri beceri interessi.

il saggiatore 5 anni fa su tio
Risposta a seo56
Ovvio: infatti, non si tratta di una società qualsiasi, ma di una delle più grandi in Svizzera, e che - oltretutto - vive di export; in più - probabilmente - appartiene a grandi famiglie e/o alla propria dirigenza e/o ad altre importantissime società. In sintesi, si tratta di una società e di azionisti, a cui non importano altro che i propri interessi (finanziari), anche a scapito dei loro stessi dipendenti.

Galium 5 anni fa su tio
Risposta a il saggiatore
Siamo in un'economia di mercato e quindi è normale, che un'azienda, grande o piccola che sia, miri al profitto. A tal fine gli scambi con l'estero sono fondamentali, al di là di ridicoli nazionalismi. Nel caso specifico gli azionisti di Roche sono moltissimi, privati e istituzionali, compresa un'infinità di piccoli risparmiatori. È assurdo lanciare accuse generiche ignorando il contesto in cui questa ed altre aziende operano, dando oltretutto lavoro a milioni di persone. L'alternativa sarebbe un sistema economico statalizzato. È questo che si vuole?

madras 5 anni fa su tio
Niet e voi di Roche e tutte le altre case farmaceutiche cominciate ad abbassare il prezzo dei medicamenti qui in Svizzera, che costano 2 o 3 volte in più che nel resto del mondo.
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