Un collettivo di mendicanti e personalità varie ha deciso di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo per ribaltare la decisione del Tribunale federale
LOSANNA - Contro la sentenza dell'ottobre 2018 del Tribunale federale (TF) che confermava il divieto totale di accattonaggio introdotto nel canton Vaud, verrà inoltrato ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (CEDU). Il ricorso sarà interposto a fine marzo-inizio aprile da un collettivo di mendicanti e personalità varie.
«A nostro parere, il divieto totale di accattonaggio viola numerose libertà fondamentali: libertà personale, economica e di espressione garantite dalla Costituzione federale e dalla CEDU», ha dichiarato a Keystone-Ats Xavier Rubli, legale dei ricorrenti.
La normativa in questione, secondo l'avvocato, viola anche il divieto di non discriminazione, dal momento che essa prende di mira i mendicanti di etnia rom: alla sua origine vi sono quindi sentimenti xenofobi.
Tra le persone che ricorreranno figurano otto accattoni, rom e non rom, e alcune personalità, tra cui l'ex consigliere agli Stati vodese Luc Recordon (Verdi). Si tratta dello stesso gruppo che si era rivolto al TF per far annullare la legge adottata dal parlamento cantonale nel 2016. Dopo aver concesso l'effetto sospensivo, i supremi giudici avevano respinto il ricorso all'inizio di ottobre. La normativa è così entrata in vigore il mese seguente.
Nella sua decisione, il TF sottolineava che il divieto di chiedere l'elemosina è compatibile sia con la Costituzione federale sia con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Secondo i giudici, l'interdizione protegge coloro che sono costretti a mendicare da bande organizzate. Inoltre contribuisce a preservare ordine pubblico, tranquillità e sicurezza.
La sentenza rilevava poi che il divieto imposto dal Cantone non rappresenta una discriminazione indiretta dei rom, dato che si rivolge contro tutti gli accattoni e non contro una comunità specifica.