La forte domanda di consulenze indipendenti nell'ambito della protezione dei minori e degli adulti non accenna a diminuire. Nel 2018 l'organizzazione ha trattato 1093 casi
ZURIGO - L'anno scorso il centro di ascolto KESCHA ha fornito consulenza in 1093 casi di persone toccate da una misura di protezione di minori o adulti. Nei casi che coinvolgono minori, l'organizzazione raccomanda più prudenza nelle segnalazioni alle Autorità regionali di protezione (ARP).
La forte domanda di consulenze indipendenti nell'ambito della protezione dei minori e degli adulti non accenna a diminuire. Nel 2018 l'organizzazione ha trattato 1093 casi - nove in più rispetto all'anno precedente - che hanno portato a 1644 colloqui individuali. Di questi i due terzi circa hanno interessato il diritto di protezione dei minori e il terzo rimanente la protezione degli adulti.
Le cifre mostrano che l'attività del centro di ascolto risponde a «bisogni effettivi», ha sottolineato oggi davanti ai media riuniti a Zurigo il presidente di KESCHA Guido Fluri.
KESCHA è l'acronimo ufficiale in tedesco del "Centro di ascolto e assistenza del minore e dell'adulto", un'ente indipendente creato due anni fa da sei organizzazioni del settore che offre le sue prestazioni in tutte le regioni della Svizzera e dispone di un sito internet trilingue (www.kescha.ch).
Protezione minori: più prudenza nelle segnalazioni - L'organizzazione ha esaminato i casi trattati in collaborazione con l'Università di Friburgo ed è arrivata a formulare tre proposte. Nei conflitti che interessano il diritto di protezione dei minori, KESCHA consiglia una gestione più prudente delle segnalazioni di pericolo alle ARP. Sull'argomento è stato anche elaborato un opuscolo per gli addetti ai lavori che riassume le linee guida sotto forma di checklist.
L'idea di base che è che una segnalazione è indicata - soprattutto nei casi di conflitti di coppia - quando il bene del minore è in pericolo. In caso contrario, andrebbero invece valutate altre opzioni, come il dialogo con le persone interessate o il ricorso ad un altro ente specializzato.
Protezione adulti: privilegiare i curatori privati - In relazione alle misure di protezione degli adulti è emerso che più dei tre quarti dei conflitti - il 77,8% dei casi - ha riguardato problemi con in curatori attivi su mandato delle autorità.
Spesso le persone in cerca di aiuto si lamentano del fatto che i curatori "professionisti" non hanno sufficiente tempo, sono difficilmente raggiungibili od oberati di lavoro. Per questo l'Università di Friburgo consiglia di far ricorso, laddove possibile, a curatori privati (ad esempio familiari o privati attivi su base volontaria) che hanno più tempo a disposizione e possono seguire più da vicino le persone.
Su questo argomento la consigliera nazionale Ursula Schneider Schüttel (PS/FR) ha annunciato che sottoporrà al parlamento un postulato che chiede che prima di nominare un curatore professionista, le ARP siano tenute a giustificare i motivi per i quali non sia possibile fare ricorso ad un curatore privato.
Migliorare l'informazione e rafforzare la fiducia - Una terza raccomandazione, più generale, è quella che invita i Cantoni a migliorare l'informazione del pubblico e nei media sul funzionamento e sui compiti delle ARP. Questo perché in molti casi il lavoro delle Autorità di protezione e dei curatori viene percepito dalla popolazione in modo critico. I responsabili di KESCHA hanno citato quale esempio positivo il canton Svitto, dove le ARP hanno presentato la loro attività in occasione di eventi pubblici organizzati nei comuni.