V.L. si era proposta per il governo, come può fare qualsiasi svizzero con diritto di voto. All’elezione, però, è stata lasciata sulla porta
BERNA - V.L.* attendeva con trepidazione l’elezione del Consiglio federale. La donna, prossima ai 60 anni e proveniente dal canton Berna, si era infatti candidata per entrare in governo.
Con la conferma scritta della ricezione della sua candidatura (selvaggia) in mano, mercoledì era partita di buon mattino alla volta della Città federale, ma le sue aspettative si sono fermate sulla soglia di Palazzo federale. È stata infatti bloccata dal servizio di sicurezza, che le ha impedito di entrare.
«È da non credere», commenta. «Sono furiosa. Chiunque può candidarsi al Consiglio federale, ma il giorno dell’elezione viene trattato come persona non grata», aggiunge.
Alla candidata non è nemmeno stato permesso di assistere all’elezione dalla tribuna del pubblico. L’esperta di risorse umane ha dovuto seguirla in radio. E sì che la donna aveva anche scritto a tutti i membri dell’Assemblea federale per presentarsi. Il suo motto: «Fermare l’immigrazione, socialità per gli indigeni».
Karin Burkhalter, dei Servizi del Parlamento, ricorda che i criteri per l’ingresso a Palazzo federale sono stabiliti chiaramente: «Nessuno arriva ed entra così nell’edificio», spiega. L’accesso, continua, è garantito ai candidati che siano stati ufficialmente nominati da un gruppo parlamentare. V.L. avrebbe potuto farsi invitare da un membro dell’Assemblea federale, conclude Burkhalter.
Il giorno dell’elezione, il dossier di V.L. figurava comunque tra quelli di candidate un po’ più note come Karin Keller-Sutter e Viola Amherd - poi elette - e chiunque avrebbe potuto consultarlo. Non è noto, però, se qualche parlamentare l’abbia fatto o se V.L. abbia ottenuto dei voti. Il nome di chi riceve meno di dieci preferenze, infatti, non viene menzionato.
*Nome noto alla redazione