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SVIZZERAMeno qualità nei media: «È (anche) colpa di Facebook e Google»

22.10.18 - 13:19
L'annuario 2018 mostra un quadro dalle tinte fosche: «Un'evoluzione dovuta alla mancanza di mezzi finanziari e umani necessari a un'offerta mediatica diversificata»
Keystone
Meno qualità nei media: «È (anche) colpa di Facebook e Google»
L'annuario 2018 mostra un quadro dalle tinte fosche: «Un'evoluzione dovuta alla mancanza di mezzi finanziari e umani necessari a un'offerta mediatica diversificata»

BERNA - Di fronte alla crescente influenza di Google e Facebook, i mass media svizzeri perdono vieppiù terreno e la qualità ne risente. È quanto emerge dall'"Annuario 2018 sulla qualità dei media". Gli autori dello studio imputano questa evoluzione alla mancanza di mezzi finanziari e umani necessari a un'offerta mediatica diversificata.

Circa un terzo delle 66 testate analizzate non hanno potuto mantenere il livello qualitativo dell'anno precedente, indica lo studio condotto dall'istituto di ricerca Fög dell'Università di Zurigo.

Dal 2011, la proporzione di persone che lavorano quali giornalisti è in calo costante, mentre aumentano quelle impiegate nel settore delle relazioni pubbliche. Questo andamento è problematico da un punto di vista democratico, poiché l'informazione occupa una funzione centrale nella democrazia, sottolineano gli autori dello studio.

Perdita di diversità - L'istituzione di redazioni centralizzate e di sistemi di sotto-edizioni ha generato una perdita marcata della diversità nella copertura della politica nazionale e internazionale, dell'economia e della cultura.

La concentrazione dei media elvetici è continuata in modo preoccupante. Nella Svizzera romanda, i tre maggiori editori occupano complessivamente il 90% del mercato della carta stampata, e in particolare Tamedia detiene una quota del 72%.

Il cambiamento digitale è accompagnato inoltre da una rivoluzione fondamentale nell'uso dei social media a detrimento di quelli di informazione tradizionali.

«Indigenti mediatici» - Nel 2018, il gruppo di coloro che vengono definiti "indigenti mediatici" ha raggiunto una soglia record del 36%, in aumento di cinque punti percentuali rispetto all'anno precedente. Si tratta di persone che consumano sporadicamente informazioni, spesso di bassa qualità, e soprattutto attraverso piattaforme di intermediazione tecnologica come Google o Facebook.

Questo gruppo di utenti è inoltre meno disposto a pagare per avere informazioni, rilevano gli autori dello studio. Ha una preferenza crescente per i media audiovisivi. I video hanno infatti un tasso di reazione degli utenti particolarmente elevato e sono favoriti da algoritmi messi a punto dagli stessi social network.

Erosione degli introiti pubblicitari - In questo contesto, viene comunque sottolineato come la qualità dei media elvetici e la fiducia della popolazione nei mezzi di informazione locali resti elevata.

Il sistema informativo è tuttavia sottoposto a una forte pressione interna ed esterna. Sul mercato pubblicitario, la parte del leone spetta a Google e Facebook. E anche gli editori tendono a canalizzare l'attenzione dei lettori verso i social network.

Taluni editori concentrano le loro strategie su settori non informativi e - talvolta senza una reale necessità - sopprimono unità non lucrative, le vendono o le raggruppano in redazioni integrate, si legge nello studio.

Mancanza di coraggio politico - Il fatto che anche settori d'attività redditizi, quali le piccole inserzioni e gli annunci online, non siano più utilizzati per destinare soldi al giornalismo d'informazione sta pesando non poco sulle redazioni, rilevano gli autori dello studio.

Di fronte a queste sfide maggiori, il progetto di legge sui media elettronici sembra "poco coraggioso". Secondo l'istituto Fög, le proposte volte a sviluppare un sostegno ai mass media non si spingono abbastanza lontano.

L'"Annuario 2018 sulla qualità dei media" si basa su un campione di 26'444 articoli tratti da 66 media d'informazione nelle tre grandi regioni linguistiche.

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