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VAUDConfermato il divieto di accattonaggio

04.10.18 - 15:35
Il Tribunale federale ha respinto un ricorso inoltrato oltre un anno fa contro una decisione considerata sproporzionata e inefficace
tipress
Confermato il divieto di accattonaggio
Il Tribunale federale ha respinto un ricorso inoltrato oltre un anno fa contro una decisione considerata sproporzionata e inefficace

LOSANNA - Il divieto totale di accattonaggio nel canton Vaud, accettato di misura dal parlamento nel 2016, può entrare in vigore. Il Tribunale federale (TF) ha infatti respinto un ricorso inoltrato oltre un anno fa contro una decisione considerata sproporzionata e inefficace.

Nella sentenza pubblicata oggi il TF sottolinea che il divieto di chiedere l'elemosina è compatibile sia con la Costituzione federale sia con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Secondo i giudici dell'alta corte con sede a Losanna, che avevano concesso al ricorso l'effetto sospensivo, l'interdizione protegge coloro che sono costretti a mendicare da bande organizzate. Inoltre contribuisce a preservare ordine pubblico, tranquillità e sicurezza.

Ricorrenti mendicanti - I ricorrenti - otto mendicanti svizzeri e rom, sostenuti da alcune personalità, tra cui l'ex consigliere agli Stati Luc Recordon (Verdi/VD) - si erano in precedenza rivolti, invano, alla Corte costituzionale cantonale. Ritenevano il provvedimento "contrario al principio di proporzionalità e non giustificato da alcun interesse pubblico". A loro parere la mendicità statica che non infastidisce andava tollerata, e proponevano di permetterla in ore o luoghi prestabiliti.

Secondo il TF, e secondo il Cantone, in tal modo però non si fa altro che dislocare il problema. Inoltre anche un apposito permesso non eliminerebbe il problema dello sfruttamento dei mendicanti.

Guadagno senza servizio - La Corte suprema confuta la tesi dell'infrazione alla libertà di commercio garantita costituzionalmente. Per il TF se, da un lato, è vero che i mendicanti cercano di trarre guadagno con la loro attività, dall'altro, essi non offrono però alcun prodotto o servizio. Mentre il commercio è basato proprio sul principio dello scambio. Ed è questa la libertà tutelata.

La sentenza rileva poi che il divieto imposto dal Cantone non è una discriminazione indiretta dei rom, dato che si rivolge contro tutti gli accattoni e non contro una comunità specifica.

L'articolo 23 della legge penale vodese, nato da un'iniziativa dell'UDC, era stato accolto nel 2016 dal Gran Consiglio per 60 voti contro 56. Esso prevede che i mendicanti siano puniti con una multa da 50 a 100 franchi. La sanzione va dai 500 franchi ai 2000 per coloro che incitano all'accattonaggio i minori o che organizzano una rete.

Un referendum lanciato dal Partito evangelico (PEV) e da solidaritéS (estrema sinistra) non era riuscito. E pure il controprogetto governativo che prevedeva di limitare ma non vietare totalmente la richiesta di elemosina non era stato considerato dal parlamento vodese.

Nel 2008 il TF aveva già sconfessato un'associazione a difesa dei rom che si opponeva alla legge ginevrina che proibiva l'accattonaggio.

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