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SVIZZERaNuovo scambio di accuse tra padronato e sindacati

12.09.18 - 14:21
Continuano le discussioni per un nuovo contratto nazionale mantello nel settore dell'edilizia: entrambe le parti sostengono di aver proposto soluzioni ragionevoli. Ma senza successo
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Nuovo scambio di accuse tra padronato e sindacati
Continuano le discussioni per un nuovo contratto nazionale mantello nel settore dell'edilizia: entrambe le parti sostengono di aver proposto soluzioni ragionevoli. Ma senza successo

BERNA - Nuovo scambio di accuse, che prefigura un autunno caldo, tra padronato e sindacati all'indomani dell'ennesima tornata negoziale per un nuovo Contratto nazionale mantello nel settore dell'edilizia principale. Ciascuna parte sostiene di aver proposto soluzioni ragionevoli senza successo.

«La pazienza è finita», titolano Unia e Syna una loro nota pubblicata oggi, aggiungendo che gli imprenditori edili «restano inflessibili con le proprie eccessive richieste» e ribadendo che i due sindacati «prevedono, a partire dal mese di ottobre, giornate di protesta sui cantieri».

«Gli impresari costruttori cercano soluzioni, i sindacati minacciano di indire azioni", ribatte la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC), accusando in particolare i sindacati di continuare "a bloccare possibili soluzioni e ad insistere su posizioni di carattere ideologico», con riferimento in particolare al risanamento del sistema di pensionamento anticipato.

Le due parti non sono d'accordo nemmeno sul numero di round negoziali finora avvenuti: per i sindacati quello di ieri era il 15esimo, per i padroni il 16esimo.

Oltre alla questione della pensione anticipata e del risanamento del fondo di pensionamento a 60 anni, uno dei maggiori pomi della discordia è quello della flessibilità dei tempi di lavoro. Unia e Syna definiscono «un boccone avvelenato» l'offerta padronale di aumentare di 150 franchi il salario: la SSIC - scrivono «ha chiaramente detto all'opinione pubblica che tale aumento sarà concesso unicamente se i lavoratori saranno disposti a lavorare 300 ore straordinarie gratuitamente lavorando con punte di 12 ore giornaliere per la propria impresa».

Asserzioni che la SSIC definisce «false»: rispetto ad oggi - assicura - «il personale sui cantieri non dovrà lavorare di più durante l'anno», ma soltanto con orari più flessibili a seconda delle esigenze del momento. Altrimenti - sostiene - «le imprese non hanno altra scelta che rivolgersi a lavoratori temporanei o a subappaltatori in caso di fluttuazioni del volume di ordini».

L'associazione padronale conclude esortando i sindacati a «utilizzare le proprie forze per il lavoro al tavolo dei negoziati, invece di mobilizzarle per azioni sulle strade e sui cantieri».

Unia e Syna parlano dal canto loro di «escalation pericolosa» e rilevano che sabato, in vista del novo round negoziale, c'è stata a Berna una riunione con le organizzazioni partner OCST (i sindacati cristiano-sociali ticinesi) e SCIV (Sindacati cristiani del Vallese): «Un approccio eccezionalmente unitario dei sindacati che dimostra la volontà di riaffermare l'ineluttabilità, se necessario, di organizzare giornate di protesta».

Lo scorso 23 giugno oltre 18'000 lavoratori edili erano scesi in piazza a Zurigo per partecipare alla manifestazione nazionale indetta dai sindacati Unia e Syna. Nelle settimane precedenti Unia aveva interpellato circa 20'000 lavoratori del settore: il 91,3% di essi si è espresso in favore di uno sciopero nel caso la controparte non si mostrasse disponibile a trovare delle soluzioni, secondo il sindacato.

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