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BERNA / CANTONEMeno bambini necessitano di misure di protezione, ma non in Ticino

06.09.18 - 10:55
Sei anni dopo la modifica della legge il bilancio è ritenuto complessivamente positivo
tipress
Meno bambini necessitano di misure di protezione, ma non in Ticino
Sei anni dopo la modifica della legge il bilancio è ritenuto complessivamente positivo

BERNA - Il numero di bambini posti sotto misure di protezione è diminuito del 2% lo scorso anno a 41'902 casi, contro i 42'767 del 2016, indica un comunicato odierno della Conferenza per la protezione dei minori e degli adulti (COPMA). Sei anni dopo la modifica della legge il bilancio è ritenuto positivo.

Per quanto riguarda invece gli adulti, il novero di misure si è attestato a 90'719, contro i precedenti 89'605 (+1,24%), aggiunge la COPMA, che questa mattina ha tenuto a Berna una conferenza stampa sull'argomento.

Il dato ticinese - In Ticino e nei Grigioni, l'anno scorso i ragazzi che hanno avuto bisogno di protezione sono stati rispettivamente 1'926 (2016: 1'838) e 633 (726). Mentre il numero di adulti che vi hanno fatto ricorso si è attestato rispettivamente a 4'566 (4'514) e 2'020 (1'951).

I dati sono complessivamente nella media degli ultimi anni. Per la COPMA, confermano il buon funzionamento dell'Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA, ARP in Ticino), introdotta il primo gennaio 2013 con la revisione del diritto tutorio, e a più riprese criticata pubblicamente. A partire da quella data, tutte le decisioni riguardanti la protezione del bambino e dell'adulto sono sotto la responsabilità di un'unica autorità interdisciplinare designata dai cantoni.

«Le APMA intervengono solo in caso di necessità, se opportuno cercano il dialogo con le persone interessate e i loro cari e tentano di trovare una soluzione amichevole», spiega Guido Marbet, presidente della COPMA e del Tribunale cantonale di Argovia, citato nella nota. In quasi l'80% dei casi, è possibile giungere a soluzioni che mettono tutti d'accordo.

Nella protezione dei minori, il 77% dei casi riguarda assistenza in conflitti sul divorzio o la separazione dei genitori, precisa Marbet. Come nel 2016, anche lo scorso anno circa un caso su dieci riguardava un collocamento presso terzi. I motivi sono molteplici: abusi, maltrattamenti o negligenza.

Interventi come ultima risorsa - In generale, le autorità intervengono solamente quando l'assistenza familiare non è possibile e nel rispetto del principio di autodeterminazione, ricorda la COPMA. «Le autorità interferiscono in un sistema familiare solo se questo non funziona: mancanza di disponibilità, conflitto di interessi, ecc.», sottolinea dal canto suo Caroline Kühnlein, membro del comitato dell'organizzazione nonché giudice al Tribunale cantonale vodese.

È abbastanza frequente che in assenza di solidarietà familiare sussista l'esigenza di un aiuto esterno per occuparsi delle persone bisognose di assistenza, secondo la COPMA. Lo Stato deve sostenere e proteggere le persone che hanno bisogno di aiuto, se necessario, contro il parare dei genitori o della famiglia, si legge nel comunicato.

Questa pratica è stata confermata nel luglio del 2018 in una sentenza del Tribunale federale. I giudici di Mon Repos hanno respinto il ricorso di un padre solettese che chiedeva, dopo la morte della sua ex moglie, di poter decidere autonomamente il luogo in cui avrebbe vissuto la propria figlia, affidata precedentemente alla donna contro la volontà della minore.

Con il bilancio presentato oggi la COPMA reagisce anche all'iniziativa sulla protezione dei minori e degli adulti lanciata lo scorso maggio da un comitato - che comprende fra gli altri il consigliere nazionale svittese Pirmin Schwander (UDC) - critico nei confronti delle APMA. Il testo chiede che il loro potere venga limitato a favore dei genitori, coniugi e altri parenti.

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