Secondo un sondaggio la popolazione svizzera sarebbe favorevole ma non è disposta ad accettare ingerenze "europee"
BERNA - La popolazione svizzera è in linea di principio favorevole a un accordo quadro con l'Unione europea, ma non è disposta ad accettare né giudici stranieri, né leggi e ordinanze Ue, né il cosiddetto miliardo di coesione. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi dalla Basler Zeitung.
Il 22% di un campione di 1000 persone interpellate a fine agosto nella Svizzera tedesca e romanda dall'istituto demoscopico Marketagent.com sostiene l'idea di un accordo quadro istituzionale che leghi Berna a Bruxelles e un altro il 40% è scettico, ma tendenzialmente favorevole, per un totale del 62%. I contrari sono il 38% (13% in tutti i casi, 25% tendenzialmente).
La situazione cambia però se si affrontano i contenuti in concreto. Se fosse necessario, per assicurare il mantenimento dei bilaterali, stipulare un trattato che preveda un sistema di risoluzione delle vertenze che dia l'ultima parola a giudici europei i superconvinti scenderebbero all'8%, i possibilisti per il sì al 35%, mentre i tendenzialmente negativi salirebbero al 39% e i decisi per il no al 18%. Riassumendo: 43% per, 57% contro.
Agli interpellati non piacerebbe nemmeno dover adottare il diritto dell'Ue: un accordo quadro del genere è sostenuto solo dal 44% (6% in modo deciso, 38% tendenzialmente), mentre il rimanente sarebbe contrario.
Nessuna chance sembra avere in votazione popolare il miliardo di coesione: il versamento di 1,3 miliardi di franchi sull'arco di dieci anni agli stati Ue meno sviluppati, quale nuovo contributo alla coesione comunitaria, è osteggiato dal 73% degli interrogati, mentre il 27% lo sostiene.
«Vogliamo trasparenza» - In merito ai contenuti dell'accordo, il Partito Operaio e Popolare ha chiesto maggiore trasparenza. «Non si assiste quasi a nessun dibattito sull’accordo in quanto tale. Per forza: finora nessun cittadino e nessuna cittadina ha potuto vederne una bozza. Anche se il Consiglio Federale annuncia di aver promosso e di voler ancora promuovere “diverse consultazioni”, la popolazione semplicemente non è informata sul fondo di questi negoziati», scrive il POP in una nota chiedendo che il che «il contenuto dei negoziati sull’accordo quadro sia reso pubblico».