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SVIZZERAGli jihadisti dell'Isis usano granate svizzere

02.09.18 - 10:14
Alcuni terroristi dello Stato Islamico sono entrati in possesso di armi fabbricate dalla Ruag
Keystone
Gli jihadisti dell'Isis usano granate svizzere
Alcuni terroristi dello Stato Islamico sono entrati in possesso di armi fabbricate dalla Ruag

BERNA - Rischia di diventare infuocato il dibattito politico in Svizzera, dopo l'annuncio del Consiglio federale di voler consentire la vendita di armi in Paesi coinvolti in un conflitto interno, leggi guerra civile.

Bombe a mano fabbricate dalla Ruag sarebbero infatti finite nella mani dell'Isis in Siria, scrive oggi il "SonntagsBlick" mostrando alcune fotografie delle armi sotto accusa.

Per l'azienda elvetica, di proprietà della Confederazione, tali granate potrebbero far parte di un fornitura agli Emirati Arabi Uniti (EAU) nel 2003/04, fornitura poi dirottata verso la Siria in violazione delle norme contrattuali.

Stando alle ricerche del giornale, le granate in questione sarebbero state sottratte all'Isis dal gruppo islamista Haiat Tahrir al-Scham (HTS, o al-Qaeda in Siria) - rivale sia dell'Isis che del regime di Assad - a Nayrab, un villaggio situato nella provincia di Idlib, uno degli ultimi bastioni del sedicente Stato islamico.

Le armi in questione sono state poi mostrate in televisione quale trofeo di guerra di HTS. Le foto inquadrate dall'emittente di HTS - di cui una pubblicata dal domenicale - mostrano tre granate a mano del tipo OHG92 e HG85.

Stando a diversi esperti contattati dal domenicale, le armi in questione assomigliano ai prodotti fabbricati da Ruag. Non vi è la certezza assoluta poiché i numeri di serie non sono leggibili. Citato dal giornale, il portavoce di Ruag, Clemens Gähwiler, afferma che sulla base delle fotografie, le granate sono state prodotte da Ruag.

Nella sua presa di posizione odierna, Ruag afferma che casi simili sono già emersi nel 2012 e 2016. Nel caso odierno, per l'azienda controllata dalla Confederazione potrebbe trattarsi di granate fornite agli EAU nel 2003/04, poi finite in Siria nonostante il divieto iscritto nel contratto di vendita. Sul caso aveva indagato all'epoca la Segreteria di Stato dell'economia, responsabile per la concessione di autorizzazioni destinate all'export di armi.

Seppur condannando un simile comportamento da parte di un cliente, prima di esprimersi sulla paternità delle granate Ruag attende di analizzare i numeri di serie "o altre caratteristiche che consentano un'identificazione univoca". Bisognerebbe secondo la nota poter controllare il materiale di persona: le fotografie non permettono infatti un'identificazione "definitiva". Ad ogni modo, l'azienda specifica di non aver più fornito granate ai paesi arabi dal 2003/04.

Come noto, le Commissione della politica di sicurezza dei due rami del Parlamento non si sono opposte alla modifica, voluta dal governo, dell'ordinanza sull'esportazione di materiale bellico.

La novità principale è che in futuro dovrebbe essere possibile, a determinate condizioni, esportare materiale bellico anche verso Paesi implicati in un conflitto armato interno. Gli obblighi internazionali della Svizzera e i suoi principi di politica estera verrebbero in ogni caso mantenuti, secondo l'esecutivo.

La nuova ordinanza sul materiale bellico è molto discussa. Al suo annuncio aveva suscitato l'indignazione nelle file della sinistra e suscitato interrogativi anche a destra (PBD e PPD in primis).

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