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SVIZZERAHelvetas sostiene i Rohingya un anno dopo

23.08.18 - 11:55
L'organizzazione svizzera indipendente di cooperazione allo sviluppo ha coordinato il reinsediamento di oltre 3’500 rifugiati particolarmente vulnerabili, tra cui alcune madri nubili
Helvetas sostiene i Rohingya un anno dopo
L'organizzazione svizzera indipendente di cooperazione allo sviluppo ha coordinato il reinsediamento di oltre 3’500 rifugiati particolarmente vulnerabili, tra cui alcune madri nubili

ZURIGO - Helvetas sostiene i Rohingya. Un anno fa i primi sono fuggiti dal Myanmar verso il Bangladesh. Oggi, il campo profughi di Cox’s Bazar è il più grande al mondo: nel solo campo di Kutupalong vivono oltre 600'000 persone, in condizioni estremamente difficili. Il monsone, inoltre, complica ulteriormente la loro quotidianità.

È un triste anniversario quello del 25 agosto 2018, in quanto segna l’inizio dell’esodo migratorio di centinaia di migliaia di Rohingya fuggiti dalle atrocità compiute contro di loro in Myanmar. Oltre al trauma, i profughi devono ora fronteggiare le difficoltà quotidiane, poiché mancano cibo, legna da ardere e, soprattutto, prospettive per il futuro. Il monsone, inoltre, mette a repentaglio la vita di circa 250’000 persone nel campo di Kutupalong, mentre i pendii cominciano a franare, causando già le prime vittime. Nelle ultime settimane, è stato necessario evacuare oltre 24'000 persone e dislocarle in aree più sicure.

Helvetas – organizzazione svizzera indipendente di cooperazione allo sviluppo – in qualità di responsabile di due settori del campo ha coordinato il reinsediamento di oltre 3’500 rifugiati particolarmente vulnerabili, tra cui alcune madri nubili.

Helvetas – attiva da 18 anni in Bangladesh – è presente in loco da circa un anno e sostiene, fra le altre cose, la costruzione di sistemi d’approvvigionamento idrico e di servizi igienici. Assieme all’ONG governativa francese ACTED, gestisce due importanti settori del campo di Kutupalong, al cui interno vivono all’incirca 100'000 rifugiati. In qualità d’organizzazione di sviluppo, Helvetas è sempre alla ricerca di modi che permettano di migliorare anche nel medio-lungo periodo le condizioni di vita dei Rohingya in Bangladesh. Al centro di tale lavoro stanno l’autonomia e l’indipendenza delle persone. «Attualmente, stiamo sviluppando un progetto agricolo che permetta per esempio ai rifugiati di coltivare degli ortaggi sui tetti delle loro abitazioni di fortuna. In tal modo, potrebbero nutrirsi in maniera più sana e acquisire un po’ di autodeterminazione», afferma Barbara Dietrich. Per la realizzazione di tale progetto e per proseguire nel lavoro a sostegno dei rifugiati Rohingya, Helvetas necessita di donazioni e invita la popolazione a fornire il proprio aiuto.

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