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SVIZZERAAgricoltura, il futuro passa anche dai rifugiati

08.08.18 - 13:16
Per l'Unione svizzera dei contadini e la Segreteria di Stato della migrazione un progetto pilota in tal senso ha dato risultati positivi. Serve tuttavia una buona preparazione
Ti Press
Agricoltura, il futuro passa anche dai rifugiati
Per l'Unione svizzera dei contadini e la Segreteria di Stato della migrazione un progetto pilota in tal senso ha dato risultati positivi. Serve tuttavia una buona preparazione

BERNA - L'impiego di rifugiati nelle fattorie ha un futuro: è la conclusione cui giungono l'Unione svizzera dei contadini (USC) e la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) al termine di un progetto pilota condotto per tre anni. Serve tuttavia una buona preparazione.

Il progetto "Lavorare nell'agricoltura" era stato avviato nel 2015 con l'obiettivo di scoprire in quali condizioni quadro giovani rifugiati riconosciuti e persone ammesse provvisoriamente possano trovare più facilmente un lavoro nell'agricoltura.

Entrambe le parti dovrebbero trarre profitto: i rifugiati potrebbero prendere meglio piede nel mercato del lavoro svizzero e avere un reddito, mentre per i contadini si tratterebbe di una gradita manodopera interna, affermano oggi l'USC e il SEM.

Nel quadro del progetto pilota, tra il 2015 e il 2017 trenta rifugiati o persone ammesse provvisoriamente sono stati attivi in 17 fattorie per periodi dai tre ai dodici mesi. Ventiquattro di essi hanno concluso la formazione come previsto e 14 hanno ricevuto una proposta di assunzione, che dieci di loro hanno accettato. Altri sette hanno trovato un impiego in un'altra azienda agricola o in un altro settore d'attività.

L'USC e la SEM hanno coperto per metà ciascuno i circa 280'000 franchi che il progetto è costato. Dopo il mese di familiarizzazione rimunerato a un tasso ridotto i rifugiati hanno percepito il salario agricolo minimo di 3'200 franchi al mese.

L'analisi dell'Alta scuola di scienze agrarie, forestali e alimentari (HAFL) di Zollikofen (BE) rivela che la maggior parte delle aziende agricole coinvolte e dei partecipanti al progetto si è mostrata soddisfatta. Sono migliorate le competenze linguistiche, ma anche quelle professionali e sociali dei rifugiati.

Il rapporto finale cita quali punti deboli l'organizzazione a livello nazionale del progetto, cosa che ha reso difficile trovare partecipanti adeguati. Si è dimostrato problematico anche il fatto che talune fattorie fossero molto discoste, inoltre l'introduzione alle mansioni si è rivelata onerosa.

La conclusione cui si giunge è che i rifugiati e le persone ammesse provvisoriamente che vorrebbero lavorare nell'agricoltura ma non dispongono di esperienza dovrebbero venir preparati attraverso pratici e "progetti con elementi formativi", da organizzare a livello cantonale o regionale in modo da semplificare la coordinazione.

Da questo mese cinque cantoni - Ticino, Berna, Argovia, Neuchâtel e Friburgo - propongono simili "pretirocini d'integrazione" della durata di un anno nelle scuole di agricoltura come il Centro professionale del verde di Mezzana. Tali "pretirocini" fanno parte di un progetto pilota della SEM che viene svolto a livello nazionale in una ventina di settori professionali. Fino al 2022 ogni anno 800-1'000 rifugiati riconosciuti o persone ammesse provvisoriamente vengono preparati a una formazione professionale di base.

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