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NEUCHÂTELMutilazione genitale alle figlie in Somalia, processata in Svizzera

10.07.18 - 22:34
La donna aveva sottoposto le bambine alla pratica, all’epoca di 10 e 9 anni, prima del ricongiungimento familiare. È stato il marito a denunciarla
Keystone
Mutilazione genitale alle figlie in Somalia, processata in Svizzera
La donna aveva sottoposto le bambine alla pratica, all’epoca di 10 e 9 anni, prima del ricongiungimento familiare. È stato il marito a denunciarla

NEUCHÂTEL - Comparirà domani davanti alla giustizia di Neuchâtel la donna di cittadinanza somala denunciata dal marito per avere ordinato la mutilazione genitale delle figlie prima del loro arrivo in Svizzera per ricongiungimento familiare, alla fine del 2015. Le bambine all’epoca dei fatti avevano 10 e 9 anni.

Il tribunale di Boudry - come riferisce Le Matin - dovrà in primo luogo decidere se entrare in materia nell’ambito di una questione che si è svolta all’estero. L’articolo 124 del codice penale svizzero prevede che «chiunque mutila gli organi genitali di una persone di sesso femminile, è punito con una pena detentiva sino a dieci anni o con un pena pecuniaria non inferiore a 180 aliquote giornaliere». Il capoverso 2 indica che «è punibile anche chi commette il reato all’estero». La donna, però, ha fornito l’autorizzazione affinché la mutilazione venisse messa in pratica sulle sue figlie, non occupandosene direttamente.

«L’articolo 124 non può venire applicato a tutte quelle persone che chiedono asilo e che nel frattempo fanno mutilare le loro figlie nel paese d’origine» sostiene l’avvocato difensore della donna. Il codice penale svizzero «intende reprimere il turismo della mutilazione genitale». Nonostante si tratti di «una pratica ignobile che la mia cliente non avrebbe dovuto imporre alle sue figlie - conclude il il legale -, non è condannabile in Svizzera. Contrariamente si andrebbe oltre ciò che era stato pensato dal legislatore».

La donna di cittadinanza somala è stata denunciata dal marito, padre delle due bambine. L’uomo, tuttavia, era stato a sua volta accusato dalla consorte per «estrema violenza domestica», tanto da subire una condanna lo scorso anno, dopo un tentativo di strangolamento ai danni della moglie. «Non credo affatto che lui non fosse d’accordo con la mutilazione» ha ribadito il difensore della donna, che ha spiegato di avere agito unicamente «secondo tradizione»: «Voleva proteggere la reputazione delle figlie. Secondo la cultura somala, le donne non mutilate non potranno mai sposarsi, perché considerate al pari di prostitute».

Le bambine, oggi di 12 e 11 anni, avrebbero spiegato di non essere arrabbiate con la madre, convinte che abbia agito per il loro bene.

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