Nell'Unione Europea si susseguono giornate cruciali per i destini dell'accordo e persino di Schengen. Berna, per ora, sta a guardare
BERNA / BRUXELLES - Il tema della migrazione tiene banco nell’Unione europea e rischia di minare alle fondamenta una realtà consolidata come Schengen. Domenica almeno sette Paesi membri si incontrano informalmente (e praticamente senza preavviso) a Bruxelles per discutere di protezione delle frontiere e ricollocamenti in vista del summit del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno prossimi.
Ad avere particolarmente fretta è la cancelliera tedesca Angela Merkel, in cerca di una soluzione europea per rispettare l’ultimatum impostole dal suo ministro dell’Interno. Horst Seehofer le chiede di respingere alle frontiere i richiedenti asilo già registrati in altri Paesi Dublino, una chiusura che potrebbe decidere anche l'Austria e che sarebbe in grado di mettere in dubbio il divieto di controlli sistematici alle frontiere previsto da Schengen. «Schengen non è morto, ma è in coma», conferma al Tagblatt l'eurodeputato portoghese Carlos Coelho (Ppe), responsabile di vigilare sul funzionamento dell'accordo.
La Svizzera «segue con molta attenzione la situazione politica in Germania e in particolare gli sviluppi relativi all’applicazione dell’ordinamento di Dublino», fa sapere la portavoce della Segreteria di Stato della migrazione, Emmanuelle Jaquet von Sury. È «prematuro», tuttavia, fare speculazioni sulle possibili conseguenze per la Svizzera che le decisioni prese oltre Reno potrebbero avere. A essere in discussione, del resto, sono i respingimenti alla frontiera di richiedenti asilo già registrati in altri Paesi Dublino e non la soppressione di Schengen, sottolinea la portavoce.
Per Berna, dunque, continuano a valere le regole dell’ordinamento di Dublino: «Se una persona che aveva precedentemente fatto domanda di asilo in Svizzera dovesse trovarsi in Germania, la Svizzera la riprenderà», spiega Jaquet von Sury. «In base alla nostra esperienza - continua però la portavoce - in Germania soggiornano molte persone che hanno fatto una prima domanda d’asilo in un altro Paese (per esempio l’Italia)»: «In questi casi la Germania deve rivolgersi direttamente al Paese competente», conclude.