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BELLINZONA / BERNARiaperto il fascicolo sull'ex ministro algerino

06.06.18 - 16:14
Il Tribunale penale federale ha accolto il ricorso di tre persone contro l'archiviazione del procedimento decisa nel 2017. Denunciano torture e arresti arbitrari subiti tra il 1992 e il 1994
Keystone
Riaperto il fascicolo sull'ex ministro algerino
Il Tribunale penale federale ha accolto il ricorso di tre persone contro l'archiviazione del procedimento decisa nel 2017. Denunciano torture e arresti arbitrari subiti tra il 1992 e il 1994

BELLINZONA - Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) dovrà tornare a occuparsi delle denunce sporte contro il generale Khaled Nezzar, ex ministro della Difesa algerino, da tre suoi connazionali. È quanto comunica in una sentenza resa nota oggi la Corte dei reclami del Tribunale penale federale (TPF).

I giudici di Bellinzona hanno dunque accolto il ricorso depositato dai tre interessati contro l'archiviazione del procedimento, decisa nel gennaio 2017 dalla Procura federale. Essi lamentano torture e arresti arbitrari subiti tra il 1992 e il 1994.

L'MPC aveva indicato di non possedere le prove per definire gli scontri avvenuti in quegli anni nel Paese nordafricano come «conflitto armato». Di conseguenza, le condizioni di applicazione delle Convenzioni di Ginevra non erano state soddisfatte e la competenza delle autorità svizzere era decaduta.

Nella sua decisione però, il TPF giunge a un'altra conclusione, ritenendo che i combattimenti fra le forze dell'ordine e le fazioni islamiste erano di una violenza tale da poter essere qualificati come «intensi» ai sensi della Convenzione di Ginevra e della giurisprudenza internazionale. Inoltre, il Gruppo islamico armato (GIA) era sufficientemente organizzato da poter essere considerato come un gruppo armato non internazionale.

Stando al TPF, la procura avrebbe dovuto condurre indagini supplementari sulle accuse di tortura. Oggi 80enne, Nezzar era stato fermato nell'ottobre 2011 mentre si trovava a Ginevra, dopo che l'ong TRIAL (Track Impunity Always) e privati cittadini lo avevano denunciato. L'uomo era poi stato rilasciato e aveva abbandonato la Confederazione, ma l'MPC aveva aperto un'inchiesta penale nei suoi confronti per crimini di guerra e contro l'umanità.

Il militare, ministro della difesa fra il 1990 e il 1994, aveva anche fatto parte dell'Alto comitato di Stato algerino, organo incaricato di gestire provvisoriamente il Paese all'indomani delle dimissioni del presidente in carica, Chadli Bendjedid, nel 1992. Secondo TRIAL, l'ex generale avrebbe ordinato, commissionato o per lo meno accettato sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e la pratica della tortura.

In una nota dell'ong, l'avvocato Bénédict De Moerloose mette in risalto che «questa decisione storica obbliga ora l'MPC a pronunciarsi sulle responsabilità di Khaled Nezzar, anche perché il TPF ritiene che questi non poteva essere all'oscuro delle atrocità commesse dai suoi subordinati».

Pierre Bayenet, uno degli avvocati dei ricorrenti, ha da parte sua detto che gli argomenti del Ministero pubblico sono stati «demoliti. In cinque anni d'inchiesta e dopo aver sentito decine di testimoni senza mai porre la domanda del conflitto armato, la scelta di archiviare il procedimento era incomprensibile». Per l'altro legale, Damien Chervaz, «l'MPC deve adesso rispondere dei propri obblighi, tornare immediatamente a occuparsi del caso e deliberare rapidamente sul rinvio a giudizio».

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