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SVIZZERACaritas chiede la formazione di base per i rifugiati adulti

23.05.18 - 11:57
Confederazione e Cantoni devono mettere a disposizione delle opportunità per permettere di raggiungere il livello scolastico offerto dalle scuole obbligatorie a tutti i giovani fino a 30 anni
TiPress
Caritas chiede la formazione di base per i rifugiati adulti
Confederazione e Cantoni devono mettere a disposizione delle opportunità per permettere di raggiungere il livello scolastico offerto dalle scuole obbligatorie a tutti i giovani fino a 30 anni

IMMENSEE  - Per integrare maggiormente i richiedenti asilo, la loro formazione deve essere migliore e più rapida. Secondo la Caritas, anche i giovani adulti rifugiati che non hanno più accesso al sistema scolastico obbligatorio, devono poter raggiungere almeno questo livello di formazione.

In una presa di posizione odierna sull'integrazione tenuta a Immensee (SZ), Caritas ritiene necessario garantire il livello scolastico della scuola obbligatoria per i giovani richiedenti asilo tra i 16 e 30 anni provenienti da paesi in difficoltà come Afghanistan, Eritrea, Mali e Tibet.

A fine dicembre 2017, sostiene l'associazione, vivevano in Svizzera circa 30'000 giovani e giovani adulti con lo statuto di rifugiati o ammessi a titolo provvisorio, a cui se ne aggiungono 12'000 che erano ancora richiedenti asilo.

Queste persone dispongono di esperienze scolastiche e professionali molto diverse tra loro, ma senza una formazione elementare in Svizzera. La maggior parte di loro non riesce a garantirsi un futuro autonomo e indipendente, rileva Caritas.

Troppo vecchi per la scuola obbligatoria - Le difficoltà legate a una integrazione professionale sono particolarmente presenti fra i giovani adulti, i quali non possono più frequentare le scuole dell'obbligo una volta compiuti i 16 anni. Confederazione e Cantoni devono mettere a disposizione delle opportunità per permettere di raggiungere il livello scolastico offerto dalle scuole obbligatorie a tutti i giovani fino a 30 anni.

Lo scopo della scuola dell'obbligo - spiega nel suo discorso scritto il presidente della Caritas Hugo Fasel - è che i giovani possano soddisfare i requisiti della società. Non si tratta solo di leggere, scrivere e fare i calcoli. Conoscenze e competenze acquisite entro la fine degli studi permettono una maggior familiarità e permettono di garantirsi una fonte di sostentamento. Solo allora queste persone avranno la possibilità di costruire la loro esistenza e la possibilità di vivere senza aiuti sociali.

Valorizzare il potenziale - Secondo la Caritas, il potenziale e le capacità dei giovani rifugiati non sono valorizzati: a dieci anni dall'arrivo in Svizzera, solo il 48% dei rifugiati in età lavorativa esercita un'attività professionale, mentre questo dato scende al 25% per le persone ammesse a titolo provvisorio. Spesso inoltre, sostiene l'associazione, questi lavori si trovano nel segmento dei salari a basso costo.

Per i giovani rifugiati i primi mesi dopo l'ingresso in Svizzera sono fondamentali, indica Caritas, secondo cui la trasmissione delle competenze di base dovrebbe già iniziare nei primi 140 giorni della procedura di asilo. Ogni giorno senza formazione è un giorno perso, aggiunge Fasel. I richiedenti asilo sono molto motivati a imparare e ciò dovrebbe essere utilizzato per favorire la loro integrazione.

Caritas accoglie favorevolmente la decisione della Confederazione di aumentare la quota d'integrazione prevista per rifugiati e persone ammesse provvisoriamente, che passa da 6'000 a 18'000 franchi.

Fondi da non utilizzare per risparmiare - Tuttavia, Caritas esige che i cantoni utilizzino questi fondi per concepire offerte d'integrazione di qualità in funzione delle richieste e delle necessità, non impiegare il denaro solo per diminuire i propri contributi all'integrazione o per adottare una politica di risparmio.

Fasel chiede che i contributi federali supplementari vengano utilizzati per il rafforzamento dell'integrazione. Altrimenti, il governo potrebbe decidere di ridurli e di offrire un proprio programma. Lo stanziamento di fondi ai cantoni dovrebbero essere legato a requisiti qualitativi, in questo modo ci sarebbe una concorrenza tra i Cantoni monitorata dalla Confederazione.

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