Arriva in libreria (per ora solo in Romandia) il toccante racconto del papà di Luca Mongelli, il ragazzo massacrato di botte sulle nevi vallesane nel 2002
GINEVRA – Impronte nella neve, che vanno verso il buio. È l'immagine che appare sulla copertina di "L'affaire du petit Luca", il libro-verità scritto da Nicola Mongelli, il padre del ragazzo massacrato di botte tra le nevi di Veysonnaz, in Vallese, nel 2002. Da pochi giorni il volume, di ben 240 pagine, è in vendita nelle principali librerie della Romandia, così come su internet. «È un gesto dovuto a Luca – spiega papà Nicola –. È scritto in francese, ma l'idea è di tradurlo anche in italiano. Lo faremo, forse, in un secondo tempo».
Immagini che turbano – Foto esclusive e inedite. Ve ne proponiamo una carrellata (si veda la fotogallery nel pdf allegato). Anche quelle legate al ritrovamento del corpo straziato di Luca. Ma il libro contiene anche stralci di perizie, e i disegni di Marco, il fratellino di Luca che aveva immortalato i suoi aggressori. Ragazzi appartenenti a famiglie ricche, che in quel lontano febbraio si trovavano in vacanza nella località sciistica vallesana. A pagare per tutti, fu il cane dei Mongelli, Rocky. Fu lui il capro espiatorio della drammatica vicenda, ritenuto colpevole di avere ridotto Luca in fin di vita.
L’omertà – Oggi Luca ha 24 anni, è cieco e vive su una sedia a rotelle. Studia sociologia all'Università di Bari e abita a Giovinazzo, il villaggio pugliese di cui è originario. Papà Nicola, attivo nella ristorazione, invece vive a Friborgo. E proprio in Svizzera, nel corso dell’ultimo anno, ha scritto il suo libro. «In Vallese non ho trovato alcuna casa editrice disposta a pubblicarmelo. C'è stata omertà. Forse perché accuso apertamente la sanità e la giustizia vallesane. Sono dovuto andare a Ginevra per trovare qualcuno, la Slatkin Edizioni, che scommettesse su questo progetto».
Avevano firmato per il trapianto di organi – A Ginevra è anche legato uno dei momenti più struggenti della storia di Luca. Un episodio che nel libro è raccontato nei minimi dettagli. «Luca era ricoverato all'ospedale cantonale di Ginevra, appunto. Era in coma da quattro mesi. Lo davano tutti per spacciato. Io stesso avevo addirittura autorizzato l'espianto dei suoi organi. Si parlava di morte cerebrale. Ecco, io rammento con particolare commozione gli istanti in cui il corpo di Luca ci ha dato i primi segnali di risveglio. Quel tremolio, che inizialmente i medici attribuivano a riflessi muscolari... Luca stava tornando lentamente da noi».
La verità è ancora nascosta – Un lungo sfogo. Un libro che mette l'accento sui lati più oscuri di una vicenda sconvolgente. Ancora oggi senza risposte concrete. «I giornali pubblicavano le notizie sul caso di Luca. Ma nessuno può veramente sapere come abbiamo affrontato noi, in famiglia, questa situazione. Io ho deciso di raccontare le difficoltà vissute dall'interno, il sentimento di frustrazione, di impotenza. Oggi mi sento forse un pochino più sollevato. Anche se la verità non è mai venuta a galla».