È il giorno della Chalandamarz. Con canti antichi e costumi folcloristici i giovani della valle allontanano l'inverno. La testimonianza, con foto e video, di un'artista ticinese
ST. MORITZ – Inverno e freddo allontanati a suon di campanacci. Ragazzi vestiti con abbigliamenti folcloristici e con le fruste in mano. In Engadina, il primo di marzo, è la data della Chalandamarz (dal romancio: calende di marzo). Il giorno in cui la gente scaccia l'inverno. «Oggi tutte le scuole della valle sono chiuse – spiega Giada Bianchi, artista ticinese che vive proprio a St. Moritz –. I giovani sono in prima fila nel portare avanti questa tradizione».
Una questione di identità – Girano casa per casa, cantando cori suggestivi e antichi. Indossano le tradizionali camicie blu e i costumi engadinesi rossi e neri. In cambio chiedono qualche dolcetto, o un dono come sostegno per il ballo che si terrà in serata. Nel corteo, appaiono anche le grandi campane, chiamate "Plumpas". «Sono scene d'altri tempi – ammette Bianchi –. Un esterno rimane colpito da quanto questa gente tenga alla propria identità. Io mi sono emozionata. Ancora una volta».
Il calendario romano – Per risalire alle origini della Chalandamarz occorre tornare all'epoca dell'occupazione romana di quella che allora veniva chiamata Rezia. Siamo attorno al 15 avanti Cristo. Secondo il calendario romano, le calende di marzo segnavano l'inizio dell'anno. Da qui, l'usanza di scacciare gli spiriti maligni del vecchio anno, facendo rumore per le strade dei villaggi.
L'importanza del rituale – A metà mattinata, tutta la popolazione di St. Moritz si ritroverà sulla piazza principale. «Sarà un momento suggestivo – conclude Bianchi – . Le tradizioni non rappresentano solo una questione storica e nozionistica. Partecipando a questi eventi, puoi scoprire il valore e la potenza del rituale, che va ben oltre la comprensione razionale».