In un video, un redattore di "Izzy" si fa spedire un piano di guardia. L'esercito: «Documento sensibile per quell'unità»
BERNA - Il video, postato su Facebook e Instagram, ha superato il milione di visualizzazioni. Il protagonista è un redattore della rivista online svizzero-tedesca “Izzy”. Deciso a testare quanto facilmente si possa prendere per il naso l’esercito svizzero, Cedric Schild chiama una piazza d’armi dicendo di essere il “maggiore Schild” e chiedendo di spedirgli il piano di guardia. Con indosso una divisa militare con tanto di finti gradi sulle spalle - storia di calarsi nel personaggio -, il giornalista spiega al suo interlocutore con piglio militare e usando il gergo dell’esercito che è per fare delle modifiche. Dopo un po’ di tira e molla la persona all’altro capo del filo gli invia il documento richiesto all’indirizzo farlocco major.schild.admin@mail.ch.
L’esercito ammette di essere a conoscenza del video e riconosce «una certa ingenuità da parte del membro dell’esercito» in questione. Secondo il portavoce Daniel Reist, però, il documento spedito non è determinante per la sicurezza del Paese. Lo è, al massimo, per la piazza d’armi chiamata: «Per la sicurezza dell’unità interessata è un documento sensibile», concede.
Il “maggiore” Schild, dal canto suo, potrebbe avere qualche guaio legale per la sua trovata: «Dal nostro punto di vista si è reso colpevole di usurpazione di funzioni», sottolinea Reist. Il reato potrebbe costargli fino a tre anni di reclusione o una pena pecuniaria. L’esercito si riserva di adire le vie legali.
Il direttore di “Izzy”, Bernhard Brechbühl, non è d’accordo: «Non infrangeremmo mai intenzionalmente delle disposizioni di legge e in nessun momento nel corso di questo esperimento satirico abbiamo avuto obiettivi illegali», assicura. Il filmato, continua, aveva come scopo quello di prendere di mira «la cultura gerarchica nell’esercito»: «La differenza di grado impedisce a quanto pare ai soldati di porsi delle domande - afferma il direttore della rivista -. Forse l’esercito dovrebbe cambiare qualcosa nella sua formazione e incoraggiare i soldati al pensiero critico». In tempi in cui anche solo per bloccare la propria carta di credito bisogna rispondere a diverse domande di sicurezza, conclude Brechbühl, il buco nella sicurezza dell’esercito scoperto da Izzy è inquietante.