Soprattutto da noi quelli che hanno dato un taglio (al bicchiere) sono sempre di più, e sempre più giovani. E gli esercenti non sono contentissimi
ZURIGO - Giacomo e Paolo si incontrano a una festa: «Ehi ciao, da quant'è che non ci vediamo! Sto andando a prendere da bere, la vuoi una birra?», «Ah, no grazie non bevo». Un botta e risposta, questo, più comune di quanto si possa pensare e assolutamente non un'eccezione. Almeno stando ai dati del Panorama Svizzero delle dipendenze 2016 di Dipendenze Svizzera.
Circa un milione di svizzeri al di sopra del 15 anni, infatti, è astemio (il 14,2% del totale). Un aumento del 2% rispetto ai dati del rapporto precedente del 2012. Quelli che rinunciano più volentieri sono gli svizzeri italiani (19%), seguiti dai romandi (17,2%) e gli svizzeri tedeschi (12,9%).
Le motivazioni alla base della rinuncia sono diversi: c'è chi pensa che faccia male alla salute (69,5%), abbia un cattivo gusto (58,4%) o non ne apprezza gli effetti collaterali (52,8%).
«I giovani sono più consapevoli degli effetti negativi dell'alcool», spiega Monique Portner-Helfer di Dipendenze Svizzera, «sanno che è all'origine di incidenti, violenza e contatti sessuali indesiderati». Importante anche l'aspetto del wellness: «Ragazzi e ragazze apprezzano la filosofia dello stile di vita sano fatto di esercizio e una dieta equlibrata. Evitano consapevolmente l'alcool che fa ingrassare e venire i brufoli».
Una tendenza, questa, riconosciuta anche dagli esercenti: «Di certo non si può parlare di boom dei consumi, è calma piatta, a volte persino in calo», conferma a 20 Minuten Alex Bücheli della Commissione svizzera bar e club (Sbck). E ne risente anche... la birra: «Oggi si fa più attenzione a quello che si beve, non si tracannano più ettolitri ed ettolitri», spiega Marcel Kreber dell'Associazione svizzera dei birrifici, «questo però fa bene alle birre particolari e artigianali».