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VAUD«Quando salvo un bambino, mi sento un po’ come Zorro»

30.12.17 - 20:13
Di rientro da una missione umanitaria di due settimane in Cambogia, il cardiochirurgo René Prêtre racconta la sua esperienza
20 Minutes
«Quando salvo un bambino, mi sento un po’ come Zorro»
Di rientro da una missione umanitaria di due settimane in Cambogia, il cardiochirurgo René Prêtre racconta la sua esperienza

LOSANNA - «Era già il 20 dicembre e ancora non ero riuscito a trovare un ritaglio di tempo per fare i regali di Natale», racconta René Prêtre. Con due operazioni in media al giorno, il tempo libero a sua disposizione è molto limitato. Inoltre, il cardiochirurgo - specializzato in pediatria - ha appena fatto rientro da una missione di due settimane in Cambogia.

«Per andarci ho dovuto rifiutare l'invito a fare da oratore in occasione della conferenza per i 50 anni dal primo trapianto cardiaco, di fronte ai maggiori specialisti del mondo. Mi sarebbe piaciuto esserci, ma il senso delle priorità va sempre mantenuto». Da oltre un decennio la sua fondazione - Le Petit Coeur (il Piccolo Cuore, ndr.) - finanzia le infrastrutture mediche, l’approvvigionamento di materiale e gli interventi medici nei paesi del terzo mondo.

«In Cambogia abbiamo iniziato da zero» - Appassionato alla professione, René Prêtre ha scelto di trasmettere le proprie competenze. È infatti docente all’Università di Losanna, dove forma i futuri chirurghi del CHUV, e due volte all’anno prende il volo, andando in missione in Mozambico e in Cambogia. «In Asia abbiamo dovuto ricostruire tutto. Reparti per le cure intensive. Sale operatorie. Quando andiamo da quelle parti, l’attività è frenetica. Ci si alza presto, nonostante il jetlag, e non ci si ferma nei weekend. A metà della seconda settimana spesso siamo in ginocchio. Le equipe presenti sul posto operano durante tutto l’anno. A noi restano i casi più complicati.»

Le ore libere di Prêtre sono spesso contate anche quando si trova in Svizzera. Concedersi una giornata sulle piste con i propri figli non lo mette infatti al riparo da una telefonata dovuta all’improvvisa disponibilità di un cuore per un trapianto. «Succede due o tre volte all’anno, a seconda delle fasce d’età, e quindi non vogliamo mai perdere un’occasione. Mi è capitato più volte che mi venissero a prendere in elicottero, in montagna, per accompagnarmi direttamente in sala operatoria.»

Un best-seller inatteso - Le sue esperienze, il chirurgo le ha affidate ad un libro pubblicato lo scorso anno. L’editore non pensava di raggiungere la soglia delle 2mila copie, e invece ad oggi il libro ne ha già vendute oltre 40mila. «Mi sono reso conto che quando raccontavo le mie storie, tutti mi ascoltavano. Durante i miei corsi non c’era un solo studente distratto, con gli occhi sul suo smartphone. E in quel momento ho realizzato che forse a qualcuno sarebbe anche piaciuto leggermi».

«Nel mio piccolo, sono orgoglioso di poter dire di aver scritto da solo il mio libro. Ho scelto tre tematiche: la vita e la morte, lo stress e l’etica. A volte, abbiamo la possibilità di operare una persona, ma dobbiamo davvero farlo? È a queste domande, che mi pongono spesso, che cerco di dare una risposta.» Il volume è già stato tradotto in tedesco e russo, e l’obiettivo di Prêtre è che presto possa essere disponibile anche in inglese e in italiano.

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COMMENTI
 

Fran 6 anni fa su tio
Grande Prêtre!!
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