È il totale dei contanti confiscati ai richiedenti l'asilo in Svizzera negli ultimi tre anni come «partecipazione alle spese», le associazioni umanitarie: «Noi, come dei tagliaborse»
BERNA - Confiscare gli averi dei migranti quando entrano sul suolo nazionale, questa recente proposta del governo austriaco non ha mancato di generare scalpore e critiche.
In pochi sanno forse che in Svizzera una pratica analoga è già prassi da tempo. A chi arriva da noi in cerca d'asilo, infatti, vengono sequestrati i beni superiori ai 1'000 franchi (fino a un massimo di 15'000 per persona) come rimborso preventivo per le spese sostenute. Chi lascia la Svizzera dopo sette mesi verrà interamente rimborsato.
Stando ai dati della Segreteria di Stato della Migrazione (Sem) si parla di circa mezzo milione di franchi negli ultimi tre anni. Nel 2017, per esempio, erano circa 133'000 franchi per 17'000 richiedenti. Leggermente più alti i totali per il 2016 (198'861) e per il 2015 (177'665).
«Noi, come dei tagliaborse» - «La Confederazione si comporta come un tagliaborse», commenta Stefan Frey dell'Organizzazione svizzera aiuto ai rifugiati, «è indegno, anche considerando che loro spesso non sanno perché gli si stanno portando via i soldi. E si tratta pure di cifre risibili che non valgono lo sforzo profuso».
Critica anche Alexandra Karle di Amnesty International Svizzera: «Non c'è nulla di male nella partecipazione ai costi, è una pratica diffusa, ma è importante valutare ogni caso singolarmente».
Le espropriazioni interessano solo i contanti: «I gioielli, come le fedi, o gli oggetti personali non vengono toccati», conferma la Sem. Esentati anche assegni e titoli finanziari.
«È giusto che sia così», commenta la Nazionale Ppd Elisabeth Schneider-Schneiter, «anche i cittadini svizzeri in Assistenza, in determinati casi, sono tenuti a rimborsare le autorità» auspicando che questa diventi una pratica internazionale e paneuropea.