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BERNALa Corte europea respinge il ricorso dell'eritreo espulso dalla Svizzera

20.06.17 - 12:02
Il giovane denunciava una violazione del divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti
Keystone archivio
La Corte europea respinge il ricorso dell'eritreo espulso dalla Svizzera
Il giovane denunciava una violazione del divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti

BERNA - La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha respinto oggi il ricorso di un eritreo colpito da una misura di espulsione dopo che gli era stato negato l'asilo in Svizzera. Il giovane denunciava una violazione del divieto di tortura e «trattamenti inumani o degradanti».

L'eritreo oggi 27enne spiegava di aver disertato e di essere poi evaso di prigione in patria prima di fuggire all'estero e chiedere asilo in Svizzera nel giugno 2014. Se fosse rimandato in Eritrea - sostiene - rischierebbe di essere costretto ad assolvere il servizio militare di una durata indeterminata.

Secondo la CEDU, il ricorrente non ha dimostrato a sufficienza il rischio di essere sottoposto a tortura o maltrattamenti una volta rientrato in patria. La Corte di Strasburgo si riferisce in particolare alla sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF), che nel maggio 2016 in ultima istanza aveva confermato il "no" di Berna alla sua richiesta d'asilo dopo aver riscontrato incoerenze nelle ragioni da lui indicate per giustificare la partenza dall'Eritrea.

Nella sua sentenza, la CEDU si avvale del principio di sussidiarietà su cui fonda la sua giurisprudenza e sottolinea che non intende sostituire il suo apprezzamento a quello delle autorità elvetiche.

In conclusione, essa constata che l'espulsione del giovane africano non viola l'articolo 3 della Convenzione europea di diritti dell'uomo, secondo il quale «nessun può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». Raccomanda comunque alla Svizzera di aspettare ancora prima di espellere l'eritreo, che può ancora ricorrere contro la decisione alla Grande Camera della stessa Corte di Strasburgo.

La CEDU osserva che, secondo le informazioni di cui dispone attualmente tra cui un rapporto dell'Onu pubblicato nel giugno 2016, la situazione rimane gravemente preoccupante in Eritrea per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Tuttavia non risulta da queste informazioni che ogni eritreo rimandato nel suo paese corra il rischio di maltrattamenti.

Lo scorso febbraio, il TAF ha reso più severe le condizioni di ammissione per i richiedenti asilo eritrei, modificando la sua precedente giurisprudenza. Il tribunale con sede a San Gallo ha giudicato che per ottenere l'asilo non basta più il solo fatto di aver lasciato illegalmente l'Eritrea. Esso ha così avallato l'irrigidimento della prassi adottata dalla Segreteria della Migrazione (SEM) il 23 giugno 2016 nei confronti degli eritrei, principale gruppo di richiedenti asilo in Svizzera.

In precedenza bastava di regola aver lasciato il paese africano illegalmente per ottenere asilo. Per le autorità elvetiche valeva il principio che chi lo ha fatto per evitare il servizio militare rischia in patria pene draconiane dal regime al potere. E nel paese del Corno d'Africa, la semplice emigrazione illegale è punita con il carcere fino a cinque anni.

L'Eritrea è da una decina di anni uno dei principali paesi di provenienza dei richiedenti asilo, con una diaspora in Svizzera di circa 34'500 persone. Secondo le cifre pubblicate dalla SEM, 5178 eritrei hanno presentato una domanda d'asilo nel 2016. Circa il 42% di loro lo ha ottenuto.

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