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GRIGIONICollocamenti coatti, il cantone retico fu pioniere

18.05.17 - 17:06
Collocamenti coatti, il cantone retico fu pioniere

COIRA - Analizzare in un'ottica scientifica un triste capitolo della storia grigionese. È lo scopo dello studio, tra i primi pubblicati a livello cantonale, presentato stamane a Coira sulle cosiddette "misure coercitive a scopo assistenziale". Si apprende così che i Grigioni furono tra i primi Cantoni a disporre di una "casa di lavoro" per "fannulloni" e "vagabondi".

Lo studio di 180 pagine, condotto da un team di ricercatori guidato da Tanja Rietmann (Università di Berna) su incarico del Governo retico nel 2015 fa luce su misure coercitive quali internamenti amministrativi, collocamenti extrafamiliari e misure di interdizione.

"Istituti correttivi" in Grigioni - Nel confronto con il panorama svizzero, i Grigioni hanno regolamentato relativamente presto il concetto secondo il quale persone povere "dissolute" "fannullone" e "vagabonde" dovessero essere internate nelle cosiddette case di lavoro.

Già nel 1840 fu aperto lo Zwangsarbeitsanstalt Fürstenau (casa di lavoro forzato), uno dei primi istituti di questo tipo della Svizzera, che nel 1855 fu trasferito nella "casa di correzione" di Realta a Cazis, dove lo studio stima che tra il XIX e il XX secolo gli internamenti amministrativi abbiano riguardato 1'500 persone, spesso senza che avessero neppure commesso un reato.

L'istituto correttivo Realta di Cazis è stato uno dei luoghi di coercizione più importanti in Svizzera fino alla metà degli anni Settanta per quanto riguarda gli internamenti amministrativi, ricoprendo un ruolo di "pioniere" in questo senso a livello nazionale.

Affidamenti dei minori - Per quanto riguarda i collocamenti extrafamiliari di bambini, una tappa fondamentale nei Grigioni fu l'entrata in vigore del Codice civile svizzero nel 1912, che contiene articoli per la protezione dei minori, per cui le autorità potevano procedere a collocamenti extrafamiliari o interdire e internare adulti a scopo assistenziale.

I numeri in proposito non sono tuttavia affidabili - spiega lo studio -, soprattutto alla luce del fatto che fino a pochi decenni fa i genitori stessi decidevano tali misure senza la partecipazione delle autorità.

Nel 1954 un'ordinanza disciplina l'ammissione ed il controllo di istituti minorili statali e privati: in seguito a delle verifiche vari istituti vengono chiusi per vari motivi, come ad esempio violenze contro bambini e adolescenti o lacune edilizie.

Risale al 2013 l'entrata in vigore del nuovo diritto in materia di protezione dei minori e degli adulti, attraverso il quale si arriva alla creazione di strutture di assistenza più professionali.

Pochi sono anche i dati che è stato possibile raccogliere sulle interdizioni, quasi nulli quelli sulle sterilizzazioni.

Confederazione e Cantoni al lavoro - Lo studio pubblicato nei Grigioni rientra nel progetto lanciato a febbraio dal Consiglio federale, denominato "Assistenza e coercizione - passato, presente e futuro", che ha come obiettivo di analizzare in chiave storica gli effetti e le conseguenze sociali delle misure di assistenza e di coercizione applicate in Svizzera.

Il programma di ricerca, finanziato con 18 milioni di franchi e la cui durata prevista è di cinque anni, va ad integrare i lavori della commissione di esperti indipendente "Internamenti amministrativi", istituita nel 2014 dal Consiglio federale con il compito di approfondire la storia di questi provvedimenti.

A Lucerna già nel 2012 sono apparsi due rapporti sulla storia dei luoghi di accoglienza della Città e del Cantone per bambini e adolescenti. Nel novembre 2015 è stato pubblicato uno studio sulla storia degli internamenti amministrativi nel Canton San Gallo, mentre a Zurigo un team di ricerca ha avviato a gennaio gli studi sul tema delle misure coercitive a scopo assistenziale.

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