Da dove proviene l’energia europea? Noi puntiamo sull’acqua, la Germania sul carbone, la Francia sull’atomo, l’Italia sul gas.
LUGANO - La Strategia energetica 2050 del Consiglio federale passerà al vaglio del popolo il 21 maggio, l’intento è di aumentare di molto la quota di produzione di energia rinnovabile. L’elettricità generata dall’eolico, dal solare e dal biogas dovrà crescere di quattro volte entro il 2035. Questo per compensare la dismissione della centrale atomica di Gösgen.
Anche l’Unione europea sin dal 2005 sta portando avanti una politica ambiziosa a sostegno del rinnovabile. Dal 2004 al 2014 la quota di energia verde è aumentata dall’8,5% al 16%. Nel 2030 l’obiettivo è di raggiungere il 27%. Ogni stato membro ha però un suo valore obiettivo.
In particolare si punta su eolico e solare. Ma, nonostante tutte le misure di sostegno, prevale ancora la produzione con fonti tradizionali: ecco le strategie molto diverse di quattro paesi a confronto.
SVIZZERA
Con più di 600 centrali, l’energia idroelettrica rappresenta quasi il 60% dell’energia prodotta in Svizzera. «Nel confronto internazionale, l’approvvigionamento energetico elvetico è molto pulito, siamo CO2 neutrali al 98%», afferma Patrick Dümmler di Avenir Suisse. Tuttavia il 37,8% della nostra energie proviene dalle centrali nucleari, che non producono CO2, ma scorie radioattive. Il 4,3% della produzione totale proviene da altre fonti rinnovabili.
GERMANIA
La Germania ottiene la sua energia prevalentemente da fonti tradizionali, come carbone e lignite. «In Germania dominano le centrali a carbone, perché questa materia prima è stata la principale fornitrice di energia molto a lungo ed è facilmente reperibile», spiega Dümmler. Le miniere, inoltre, hanno creato molti posti di lavoro. Negli ultimi anni, però, la concorrenza del carbone d’importazione è diventata molto importante, per questo la politica si sta spostando sulle rinnovabili. Solare ed eolico sono cresciuti molto.
FRANCIA
L’energia nucleare rappresenta più di tre quarti dell’elettricità francese. «La Francia ha voluto diminuire la sua dipendenza dall’importazione negli anni 70, spostandosi sul nucleare», afferma Parick Dümmler. L’obiettivo era addirittura quello di diventare leader mondiale del settore. «L’azienda statale Areva ha esportato la tecnologia atomica». Ma dalla catastrofe di Fukushima l’industria è in crisi. Areva ha accumulato pesanti perdite, la sua concorrente statunitense Westinghouse ha addirittura presentato istanza di fallimento in marzo.
ITALIA
Oltre il 70% dell’energia prodotta in Italia deriva da combustibili fossili, di cui la stragrande maggioranza è gas naturale. Nella restante quota, prodotta con fonti rinnovabili, domina l’energia idroelettrica. Bisogna notare come l’Italia abbia abbandonato definitivamente il nucleare già negli anni 90, dopo che nel 1987 più dell’80% della popolazione, in un referendum proposto dal Partito Radicale, si espresse per l’abbandono dell’atomo. Il voto popolare scaturì dal disastro di Cernobyl dell’anno precedente.