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Il procuratore generale della Confederazione ha incontrato il suo omologo egiziano
BERNA / IL CAIRO - Il procuratore generale svizzero Michael Lauber era oggi al Cairo dove ha incontrato il suo omologo egiziano. Lo scambio di vedute ha permesso alle autorità preposte al perseguimento penale di entrambi gli Stati di fare il punto della situazione bilaterale e sondare il proseguimento dei procedimenti penali in corso nell'ambito della Primavera araba.
Al centro delle inchieste su suolo elvetico vi sono sei persone, indagate per organizzazione criminale e riciclaggio di denaro, informa il ministero pubblico della Confederazione in un comunicato odierno. La procura mantiene bloccati valori patrimoniali per 430 milioni di franchi.
Nella nota i funzionari bernesi non nascondono le difficoltà, visti gli importi in gioco e la necessità di salvaguardare i diritti delle parti in causa. Il MPC si è già più volte rivolto al Cairo richiedendo informazioni sull'evoluzione del dossier. Un'ulteriore sfida è rappresentata dal fatto che l'Egitto è anche accusatore privato nel quadro del procedimento penale svizzero.
Il MPC negli ultimi tempi ha acquisito agli atti le decisioni dette di "riconciliazione legale" prese dal comitato egiziano per la restituzione degli averi bloccati all'estero. Concretamente ciò ha permesso di chiudere il procedimento elvetico contro "più imputati" con il conseguente dissequestro di circa 180 milioni di franchi, precisa la procura, sottolineando al contempo di non voler fornire altre informazioni.
La Svizzera nel 2011 era stata il primo Paese a congelare i fondi del clan dell'ex presidente Hosni Mubarak. Da quell'anno il MPC conduce indagini per presunti reati di riciclaggio di denaro e partecipazione o sostengo a un'organizzazione criminale.
Delegazioni delle procure dei due Paesi si sono già incontrare per colloqui analoghi nel dicembre 2013 e nel gennaio scorso.
