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BERNAMancato rinvio dei richiedenti l'asilo eritrei, il parlamento è preoccupato

02.11.16 - 11:28
Per ora l'Eritrea non ha dato segni di voler realmente collaborare
Mancato rinvio dei richiedenti l'asilo eritrei, il parlamento è preoccupato
Per ora l'Eritrea non ha dato segni di voler realmente collaborare

BERNA - Il parlamento è preoccupato per il mancato rinvio dei richiedenti asilo eritrei la cui domanda è stata bocciata e chiede il rafforzamento della collaborazione con Asmara. Adottando oggi un rapporto in merito, il Consiglio federale apre a una possibile cooperazione con il Paese del Corno d'Africa attraverso progetti limitati.

Con l'obiettivo di «promuovere l'avvio di un vero e proprio processo di cooperazione», il governo in un primo tempo si limita a realizzare, con «un budget limitato» di due milioni di franchi l'anno, progetti pilota volti a migliorare le prospettive nel Paese per i giovani, attraverso la creazione di posti di lavoro e la formazione professionale, si legge nel documento.

L'esecutivo ritiene che l'iniziativa permetterà di verificare la disponibilità di Asmara a instaurare un partenariato con la Svizzera «basato su un dialogo reale, che punti, in particolare, a migliorare la situazione dei diritti umani».

Gli argomenti che avevano indotto le autorità elvetiche a chiudere l'ufficio della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) dieci anni or sono restano validi. La situazione dei diritti dell'uomo è tuttora molto precaria. Per il momento l'Eritrea non ha dato autentici segni di voler realmente collaborare, si legge nel rapporto, che riconosce comunque "qualche gesto positivo".

La speranza del Consiglio federale è che, in un processo in cui le due parti si impegnano in modo analogo, in cambio dei progetti mirati svizzeri, l'Eritrea produca miglioramenti nell'ambito dei diritti dell'uomo, della migrazione e dello sviluppo economico.

Il documento, redatto in adempimento di un postulato del consigliere nazionale e presidente del PPD Gerhard Pfister (ZG), ricorda inoltre le persistenti difficoltà per raccogliere informazioni affidabili sulla situazione nel Paese, non solo per la Svizzera, ma per tutti i Paesi e i vari attori internazionali, Onu compresa.

Berna, assicura il governo, segue comunque costantemente la situazione in Eritrea e adegua di conseguenza le sue prassi di asilo e di rimpatrio. Nel maggio 2015, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha redatto un rapporto di riferimento e ha pubblicato un aggiornamento dopo una missione nel Paese lo scorso mese di giugno.

La strategia del Consiglio federale contempla pure contatti diretti tra rappresentanti dell'amministrazione federale e Asmara, nonché iniziative comuni con l'Onu e i Paesi europei che ospitano una folta comunità eritrea e sono confrontati con sfide analoghe a quelle svizzere.

Il testo di Pfister, depositato nel settembre 2015, chiedeva un'analisi della situazione in Eritrea e una strategia per permettere il rientro in patria dei richiedenti a cui è stato rifiutato l'asilo politico. Il presidente del PPD delineava due piste: da un lato maggiore collaborazione con altri Paesi che ospitano eritrei per esercitare pressioni su Asmara, e dall'altro fare dell'Eritrea un Paese prioritario della cooperazione elvetica allo sviluppo.

Il presidente del PPD non è il solo ad essersi occupato dei profughi eritrei. Dopo la Camera del popolo in giugno, gli Stati nell'ultima sessione hanno adottato una mozione del consigliere nazionale Claude Béglé (PPD/VD) depositata in marzo dai contenuti analoghi al postulato. Il democristiano vodese intende "ridurre i flussi dei profughi e/o dei migranti provenienti dall'Eritrea" puntando su un'intensificazione dell'attività diplomatica elvetica presso le autorità del Paese africano.

Anche nella risposta alla mozione il governo insisteva sull'opacità della situazione nel Paese e sulle limitate possibilità di collaborazione. Il governo non si oppone alla conclusione di un accordo di riammissione. Finora però l'Eritrea rifiuta sistematicamente ogni genere di collaborazione nei casi di ritorno forzato. Inoltre, vista l'assenza di garanzie in merito alla sicurezza per le persone che fanno ritorno al Paese, i rinvii sono eccezionali, constatava l'esecutivo.

La mozione di Béglé era stata depositata pochi giorni dopo una missione di una delegazione di politici svizzeri in Eritrea che aveva fatto molto discutere. Oltre a Béglé, del gruppo facevano tra l'altro parte la consigliera di Stato argoviese Susanne Hochuli (Verdi) e i consiglieri nazionali Thomas Aeschi (UDC/ZG), Yvonne Feri (PS/AG) e Christian Wasserfallen (PLR/BE). Al loro ritorno avevano chiesto più relazioni tra Berna e Asmara per facilitare il rinvio in quel Paese.

La loro iniziativa era stata criticata da politici e organizzazioni umanitarie, secondo cui la delegazione elvetica non aveva i mezzi per ottenere un'immagine realistica della situazione dei diritti dell'uomo sul posto.

I richiedenti asilo eritrei sono un argomento ricorrente alle Camere federali. Già oltre cinque anni or sono i parlamentari hanno auspicato un accordo di riammissione che dovrebbe consentire alla Svizzera di rispedire in patria coloro che hanno visto respinta la richiesta d'asilo.

Stando al rapporto pubblicato oggi, lo scorso anno in Europa sono arrivati "40'000 rifugiati eritrei. Circa un quarto (9966 persone) ha cercato asilo in Svizzera". La Confederazione è una destinazione importante a causa della diaspora del Paese che attualmente conta circa 34'500 persone.

 

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