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SVIZZERA«Delocalizzare l'industria minaccia la ricerca»

04.09.16 - 14:55
«Delocalizzare l'industria minaccia la ricerca»

NEUCHÂTEL - Delocalizzare le fabbriche svizzere all'estero minaccia a termine anche ricerca e sviluppo. È quanto sostiene Mario El-Khoury, direttore del Centro svizzero di elettronica e microelettronica (CSEM) a Neuchâtel.

"È illusorio credere che mantenere qui ricerca e sviluppo (R&D), ossia l'innovazione, servirà a compensare" il fenomeno delle delocalizzazioni, rileva El-Khoury, in un'intervista pubblicata dal Matin Dimanche. Ciò non può funzionare, "per motivi di equilibrio sociale, ma soprattutto per ragioni economiche, perché la ricerca finisce sempre per seguire la produzione", aggiunge.

Mario El-Khoury cita l'industria tessile svizzera, che era molto forte. È stata prima delocalizzata la confezione di tessuti e poi anche gli impianti per fabbricare le macchine, l'intera produzione industriale e infine la ricerca e lo sviluppo.

Il direttore del CSEM fa poi l'esempio del settore fotovoltaico europeo. Anche questo ha cominciato con trasferire la produzione in Cina e poi è seguita la ricerca. Eloquente è il numero dei brevetti: nel 2012 l'Europa ne ha deposito il 24% e la Cina il 53%; nel 2013 il rapporto era di 8% e 78%.

Il CSEM vanta 450 collaboratori a Neuchâtel, Alpnach (OW), Landquart (GR), Muttenz (BL) e Zurigo. È uno dei perni tra innovazione e industria svizzera. Fornisce anche aiuto alle piccole e medie imprese.

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