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BERNARifugiati nelle aziende agricole, il progetto pilota proseguirà

22.06.16 - 10:05
Il progetto è stato presentato nel 2015 dal direttore della SEM Mario Gattiker e dal direttore dell'USC Jacques Bourgeois
Rifugiati nelle aziende agricole, il progetto pilota proseguirà
Il progetto è stato presentato nel 2015 dal direttore della SEM Mario Gattiker e dal direttore dell'USC Jacques Bourgeois

BERNA - A un anno dal suo inizio, il progetto pilota di integrazione dei rifugiati attraverso il lavoro nelle aziende agricole ottiene buoni voti dai suoi promotori, l'Unione svizzera dei contadini (USC) e la Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Queste ultime riferiscono oggi che nel 2015 tredici richiedenti asilo riconosciuti sono stati impiegati in otto aziende. Visto il bilancio positivo, l'iniziativa proseguirà al di là del 2018.

In una conferenza stampa a Berna, SEM e USC hanno indicato che, nella maggioranza dei casi, l'esperienza è stata positiva. In tre casi il contratto di lavoro è stato prolungato e in un altro un rifugiato intraprenderà una formazione agricola.

I neolavoratori del primario hanno potuto migliorare le loro conoscenze linguistiche e le loro competenze professionali. Per le aziende, l'attività svolta è risultata conforme alle attese e l'integrazione con le famiglie agricole e gli altri operai.

Per il 2016, l'USC ha registrato la domanda di adesione al progetto da parte di quattordici aziende e dieci rifugiati sono stati assunti.

Il progetto, presentato il 20 maggio 2015 dal direttore della SEM Mario Gattiker e dal direttore dell'USC nonché consigliere nazionale Jacques Bourgeois (PLR/FR), è rivolto a richiedenti asilo riconosciuti come rifugiati o ammessi provvisoriamente in Svizzera.

Ai rifugiati l'iniziativa intende offrire maggiori competenze in vista di un'integrazione nel mercato del lavoro; agli agricoltori vuole mettere a disposizione mano d'opera che abita nella regione, e alle collettività offrire l'opportunità di risparmiare visto che questi rifugiati diventerebbero finanziariamente indipendenti. Bourgeois aveva del resto ricordato che "l'80% dei rifugiati riconosciuti con un permesso B ricorrono all'aiuto sociale".

Il salario lordo versato il primo mese ai neoagricoltori ammonta a 2300 franchi lordi. A partire dal secondo mese questi lavoratori hanno ricevuto un salario conforme agli standard minimi dettati dal contratto normale di lavoro, ossia, nella maggior parte dei Cantoni, 3200 franchi.

Le aziende hanno ottenuto un indennizzo di 200 franchi mensili per i compiti amministrativi supplementari legati alla valutazione del progetto. Quelle che hanno offerto anche vitto e alloggio alla manodopera hanno ricevuto altri 200 franchi d'indennità mensile forfettaria.

L'esperienza è anche una risposta alle esigenze sorte dopo l'approvazione dell'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa". Essa chiede infatti un migliore sfruttamento del potenziale offerto dai lavoratori indigeni e contingenti per la manodopera estera. Il settore agricolo occupa ogni anno tra 25'000 e 35'000 stranieri. Provengono soprattutto da Polonia, Spagna e Portogallo e sono spesso assunti a tempo determinato.

Alcuni Cantoni, come Lucerna, Zugo, Ginevra, Vaud e Neuchâtel si sono ispirati al progetto federale per iniziative analoghe a livello locale.

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COMMENTI
 

mgk 7 anni fa su tio
Ma p.f.

Monello 7 anni fa su tio
...Bravo Mario !
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