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SVIZZERA"Ho sentito un dolore lancinante e poi sono svenuta"

30.10.15 - 11:29
Il drammatico racconto di una donna somala che, a 6 anni, ha subito un'infibulazione, pratica che in Svizzera riguarda circa 15.000 donne. "La Confederazione non fa abbastanza"
"Ho sentito un dolore lancinante e poi sono svenuta"
Il drammatico racconto di una donna somala che, a 6 anni, ha subito un'infibulazione, pratica che in Svizzera riguarda circa 15.000 donne. "La Confederazione non fa abbastanza"

BERNA - Stando a stime della Confederazione, in Svizzera sono circa 14.700 le ragazze e le donne che hanno subito una mutilazione genitale o che rischiano di essere infibulate.

Nel 2011 erano 10.700, mentre nel 2001 "soltanto" 6.600. Le ragioni di questo aumento si devono al massiccio arrivo di richiedenti asilo provenienti dall'Eritrea o dalla Somalia, paesi in cui il tasso di donne che hanno subito l'infibulazione oscilla tra il 90 e il 100%.

Sul fenomeno infibulazione, e sulle vittime di questa pratica in Svizzera, si hanno poche informazioni. Tuttavia essa affonda le sue origini a tradizioni dell'antico Egitto.

20 Minuten ha intervistato Aysha, una donna di origini africane residente in Svizzera, che ha subito l'infibulazione in giovane età.

Aysha, in Svizzera vivono diverse donne e ragazzine i cui genitali sono stati mutilati. Stando ad un rapporto del Consiglio federale, il 2% del personale medico svizzero dichiara di avere riscontrato complicazioni a seguito di infibulazione. Lei che cosa sa di questo fenomeno in Svizzera?
"Sì, le ragazze vengono sottoposte ad infibulazione anche in Svizzera. Purtroppo si sa sempre molto poco a riguardo, poiché gli interventi si eseguono in gran segreto e all'interno della comunità. Sono traduttrice e incontro sempre donne che raccontano di volere fare infibulare le proprie figlie qui in Svizzera. Quando spiego loro che, così facendo, commettono un reato, si mostrano disinteressate ed eseguono ugualmente questa pratica".

La mutilazione genitale è un reato dal 2012. Finora, tuttavia, non vi sono state ancora azioni penali in tal senso
"No, perché nessuno si esprime su questa problematica e nessuno ne parla. Ci si tutela l'uno con l'altro: è per questo motivo che non vi sono condanne ed è per questo motivo che risulta anche difficile comprendere la reale portata di questo fenomeno. Non penso, inoltre, che un articolo di legge simile possa contribuire a far cambiare le cose. Queste persone non si lasciano facilmente dissuadere dalle loro intenzioni. Sostengono, infatti, che si tratta soltanto di un piccolo intervento, che nessuno noterà".

A seconda delle condizioni igieniche, il soggetto infibulato corre grandi rischi per la sua salute. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, interventi di questo genere possono causare la morte fino al 10% dei casi. Perché i genitori espongono le proprie figlie ad un pericolo del genere?
"Non lo capisco neppure io. Eppure in certi paesi africani come l'Eritrea o la Somalia l'infibulazione rappresenta un'antica tradizione. In quei Paesi tutte le donne sono infibulate. Tra le giovani ragazze vengono dapprima rimossi il clitoride e le labbra vaginali e poi si procede ad una cucitura, affinché restino vergini fino al matrimonio. In Somalia settentrionale le spose vengono portate alla vigilia della cerimonia in ospedale per la "scucitura", mentre nella Somalia Meridionale è il marito stesso che si occupa di questa pratica, attraverso l'atto sessuale. Io stessa sono stata infibulata e so cosa vuol dire essere sottoposte ad una tortura simile. Il problema esiste da tempo, non soltanto in Africa. Anche mia madre viveva in Svizzera e, nonostante ciò, voleva che mia figlia fosse infibulata. Non le farei mai subire una cosa del genere".

A differenza di sua figlia, lei è cresciuta in Somalia. Quanti anni aveva quando ha subito la mutilazione dei genitali?
"Avevo sei anni. Ricordo molto bene quel giorno. All'improvviso vennero in casa alcune donne del vicinato. Non sapevo cosa stesse accadendo. Mia madre mi disse solo di fare la brava, e che alla fine mi avrebbe dato un dolcetto. Mi tennero ferme le braccia, una donna prese una lama, mi alzò la gonna, e tagliò tutto. Sentii una dolore talmente lancinante che di riflesso azzannai con i denti il seno di una delle donne che mi stava accanto. Poi persi coscienza. Quando mi risvegliai avevo le gambe legate. Dopo dieci giorni le aprii e scoprii che sotto mi avevano mutilato tutto. Da allora sono trascorsi diversi anni, ma ancora soffro psicologicamente per le conseguenze di quella mutilazione".

È riuscita a costruirsi delle relazioni, ad avere rapporti intimi?
"Ho avuto due lunghe relazioni con due uomini svizzeri. Sono durate circa cinque anni. Gli uomini hanno mostrato comprensione, ma in fatto di sesso non sono mai riuscita a godere. Ero felice solo quando finiva l'atto sessuale. Non avverto nulla. Molte donne vengono da me e mi raccontano del dolore che provano quando fanno sesso. Chiedo loro perché non vanno in ospedale a scucire la chiusura, ma preferiscono non farlo, mi dicono che ai loro uomini piace così come è".

Lei non ha problemi a parlare di questo tema. Il Consiglio federale ha ora deciso di fare sensibilizzazione sull'argomento creando una rete. La Svizzera fa abbastanza nella lotta contro la mutilazione dei genitali?
"Decisamente no. Il Governo dovrebbe fare molto di più. Soprattutto nei centri dei richiedenti l'asilo, dove il personale dovrebbe essere maggiormente sensibilizzato. Più se ne parla e meglio è. in Svizzera siamo solo all'inizio".

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