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SVIZZERAFranco forte, "Banca nazionale e governo vigilino sul cambio del franco"

06.02.15 - 10:28
È l'appello lanciato oggi dall'Unione sindacale svizzera (USS)
Franco forte, "Banca nazionale e governo vigilino sul cambio del franco"
È l'appello lanciato oggi dall'Unione sindacale svizzera (USS)

BERNA - La Banca nazionale svizzera (BNS) e il Consiglio federale rispettino il loro mandato di politica monetaria impedendo che interi settori economici e posti di lavoro siano sacrificati a causa del franco forte. È l'appello lanciato oggi dall'Unione sindacale svizzera (USS), in una conferenza stampa a Berna.

La decisione della BNS di abolire il tasso minimo di cambio euro/franco - secondo l'USS - rischia di diventare l'errore di politica economica più grave degli ultimi decenni.

Il corso sopportabile per l'economia è di 1,30 franchi per 1 euro, ha affermato il presidente dell'USS Paul Rechsteiner precisando che l'attuale tasso di cambio rappresenta un pericolo per i posti di lavoro, i salari e l'intero settore industriale. "I problemi del tasso possono essere risolti solamente intervenendo sullo stesso tasso; tutte le altre soluzioni sono illusorie e costituiscono manovre diversive", ha aggiunto Rechsteiner.

Secondo l'articolo 5 della Legge federale sulla Banca nazionale svizzera (LBN) essa "svolge la politica monetaria nell'interesse generale del Paese. Garantisce la stabilità dei prezzi. A tale scopo tiene conto dell'evoluzione congiunturale", ha precisato il primo segretario nonché capo economista dell'USS Daniel Lampart.

Per fare questo, ha precisato, la BNS deve intervenire e combattere la supervalutazione del franco; il mezzo più efficace a sua disposizione è il tasso minimo di cambio oppure un obiettivo esplicito, se necessario integrando interessi negativi e restrizioni al mercato del franco. Attualmente il franco è fuori controllo - ha precisato Lampart - fluttua attorno a 1,05 per 1 euro, sopravvalutato di ben oltre il 20%.

Anche nel 2010/1011, con una sopravvalutazione intorno al 20%, si era detto che era impossibile e irrealistico reintrodurre un tasso minimo di cambio, fino al momento in cui i sindacati e alcune parti importanti dell'industria hanno chiesto tale misura, ha spiegato Rechtseiner. Poiché il 15 gennaio 2015 lo shock monetario è stato molto più duro, con una sopravvalutazione di quasi il 25%, il sindacalista ritiene che oggi sia necessario agire in modo più celere.

Anche il Consiglio federale, secondo l'USS, ha il compito di sviluppare una politica industriale che preservi e rinforzi la piazza economica svizzera: ciò significa garantire che vengano versati "salari svizzeri" e in particolare non in euro. Pagando ai frontalieri stipendi in valuta europea si finisce col premere sui salari di tutta la popolazione "spalancando le porte al dumping salariale", ha precisato la co-presiendete di Unia nonché vicepresidente dell'USS Vania Alleva.

L'allungamento dell'orario di lavoro, già tra i più elevati a livello europeo, e le numerose riduzioni di salario annunciate o previste dalle aziende - una quarantina identificate da Unia - non risolvono il problema del franco forte, ha aggiunto Alleva. A suo parere gli stipendi rappresentano infatti solo il 20% dei costi totali delle imprese e attraverso questa misura il potere d'acquisto dei lavoratori andrebbe a ridursi, causando una diminuzione della domanda e incrementando la tendenza alla recessione e alla deflazione.

Le aziende devono essere disposte a presentare in modo trasparente informazioni riguardanti costi e clientela, protezione contro il licenziamento, garanzia del luogo di produzione e rinuncia al versamento di dividendi: solo così il sindacato Unia sarà pronto a cercare soluzioni comuni.

Secondo l'USS le assicurazioni contro i rischi d'esportazione devono poter offrire nuovi prodotti che assicurino i rischi del cambio. Proposte in tal senso si trovano attualmente nei cassetti del Dipartimento federale dell'economia, della formazione della ricerca (DEFR), precisa il l'unione sindacale.

L'USS intende "opporsi con vigore a tutti gli approfittatori politici della crisi monetaria che con il pretesto del franco forte tentano di imporre, a spese della popolazione i programmi neoliberali che vogliono lo smantellamento delle conquiste sociali".

Ats

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