Quest'ultima rifiutava di pagare una fattura IVA di 95'000 franchi inviatale nel 2002 dall'Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) adducendo che l'introito proveniente dalla prostituzione era esente da IVA poiché frutto di un'attività considerata immorale.
I guidici supremi ricordano però che nel diritto fiscale vige il principio della "neutralità" dell'imposta e sono quindi stottoposte all'IVA anche le attività illegali, come il traffico di stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione. Il TF si era già espresso in tal senso nel 2007 a proposito dei cosiddetti saloni erotici.