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BB/BN BEST EVER«Adrenalina alle stelle, non potevamo perdere contro l’Ambrì»

23.08.17 - 14:14
Sébastien Reuille, attaccante 36enne, ci parla del campionato 2005/06 vinto dal suo Lugano: «All’inizio dei playoff eravamo troppo sicuri di noi stessi»
TiPress
Reuille in azione, stagione 2005/2006.
Reuille in azione, stagione 2005/2006.
«Adrenalina alle stelle, non potevamo perdere contro l’Ambrì»
Sébastien Reuille, attaccante 36enne, ci parla del campionato 2005/06 vinto dal suo Lugano: «All’inizio dei playoff eravamo troppo sicuri di noi stessi»
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LUGANO - Culminata con la conquista del settimo titolo della storia del club, la stagione 2005/06 resterà per sempre nei cuori dei tifosi bianconeri anche (o forse soprattutto) per la pazza rimonta ai danni dell’Ambrì nel primo turno dei playoff. Da 0-3 a 4-3 sui cugini in una serie da brividi, prima di abbattere con semplicità disarmante gli Aviatori (4-1 in semifinale) e il Davos di Del Curto (4-1 in finale).

Sébastien Reuille, attaccante 36enne che si appresta ad iniziare l’11esima stagione in riva al Ceresio, è stato una dei protagonisti di quell’annata trionfale, nella quale totalizzò 11 reti e 20 assist in 61 incontri.

«Quello del 2005/06 è stato un campionato speciale, con un finale dolcissimo… un titolo spettacolare», esordisce Reuille. Eppure il Lugano, dal roster stellare, rischiò davvero grosso contro l’Ambrì di Trudel, Domenichelli e Toms. «Forse all’inizio, pur conoscendo l'imprevedibilità dei derby, eravamo troppo sicuri di noi stessi avendo chiuso la regular season al secondo posto. Partite “strette”, combattute, tutte a favore dell’Ambrì: iniziare i playoff con un derby è qualcosa di molto particolare».

Sotto 3-0 la situazione era ormai critica. «Il morale era basso. Sapevamo di essere più forti, ma ci ritrovammo con le spalle al muro. Ricordo del licenziamento di Huras dopo gara-2 e che i fans durante la serie entrarono nello spogliatoio per parlare alla squadra… sono successe tante cose “speciali”. Nell’aria c’era energia, adrenalina. Non potevamo perdere quella serie contro l’Ambrì: già in campionato sono sfide molto sentite. La situazione dopo le prime sconfitte era complicata, ma da parte nostra sapevamo che se avessimo vinto una partita avremmo girato la serie».

E infatti, dopo il successo all’overtime in gara-4, andò proprio così. «Ci fu anche un po’ di fortuna. In gara-4 Domenichelli mancò la porta a pochi secondi dalla fine (sul 4-4, ndr) e in seguito Vauclair segnò in maniera rocambolesca il gol decisivo. Tanti piccoli episodi decisero il nostro campionato: dopo quella vittoria non ci fermammo più».

Nessuno infatti seppe più contrastare i bianconeri. «A quel punto il morale era altissimo. Dopo la vittoria nel quarto match alla Valascia sapevamo di poter arrivare fino in fondo. Eravamo superiori, avevamo quattro linee complete e compatte. Tutti potevano giocare nelle diverse situazioni e accettavano il loro ruolo in squadra. In finale ci furono successi anche piuttosto netti».

Dopo la sconfitta in gara-2 la dirigenza bianconera optò per il cambio di allenatore: via Huras, “dentro” Kreis affiancato da Zanatta. Quanto fu determinante? «Sicuramente fu importante dal punto di vista mentale, ma è difficile quantificarne l’effetto. Di certo ci fu una scossa perché poi vincemmo il campionato, ma non possiamo sapere come sarebbe andata a finire con Larry alla guida. Ad ogni modo alla fine, con la vittoria del titolo, la società ebbe ragione».

Kreis e Zanatta toccarono i “tasti giusti”. «Harold portò nuovi input, ma non poteva arrivare e cambiare tutto. Ivano invece era già con la squadra da diversi anni come assistente, conosceva bene ogni giocatore. Insieme lavorarono molto bene: Kreis portò qualche accorgimento a livello tattico, mentre Zanatta gestì il gruppo».

Metropolit, Nummelin, Peltonen, Hentunen e York: di quella squadra facevano parte stranieri eccezionali. «Erano tutti fortissimi, giocatori stupendi. Sul ghiaccio erano determinanti, ma anche fuori davano l’esempio. Personalmente ho imparato tanto da Ville Peltonen. Ora, a mia volta, spero di poter trasmettere ai giovani che giocano al mio fianco quella grinta, attitudine e voglia di giocare».

Trasmettere queste qualità ai giovani in forza al Lugano e ai Ticino Rockets… «Ora sono sotto contratto e mi alleno con il Lugano, ma quando ci sarà bisogno potrò giocare anche con i Rockets. In questa stagione darò il massimo per giocare il più possibile con i bianconeri. Vorrei raggiungere il traguardo delle 1’000 partite in LNA. Adesso sono vicino alle 930 presenze. Già a Lugano cerco di aiutare i più giovani, far vedere come si lavora in pista e fuori: è stimolante. Nell’hockey professionistico serve costanza nel lavoro, altrimenti in uno-due anni si rischia di perdersi».

Reuille si prepara dunque ad un altro anno a Lugano anche per andare a caccia di un nuovo titolo… «Nel 2004 ero arrivato qui per vincere e ci sono riuscito, ma quello del 2005/06 per ora è l’unico che ho “in mano”. Chiaramente mi piacerebbe tanto vincerne un altro prima di appendere i pattini al chiodo».

Quale Lugano preferisci tra quello del 2005/2006 e quello del 2002/2003? Vota nel sondaggio

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COMMENTI
 

sergejville 6 anni fa su tio
Leone SEBA.
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