Cerca e trova immobili

RUSSIA 2018Battaglie infuocate, rigori ucraini e pali maledetti: quante storie svizzere al Mondiale

13.06.18 - 11:38
Quella a Russia 2018 è l'undicesima partecipazione elvetica alla Coppa del Mondo. Ecco tutte le altre campagne mondiali della nostra selezione...
Keystone
"Il palo de Dios"...
"Il palo de Dios"...
Battaglie infuocate, rigori ucraini e pali maledetti: quante storie svizzere al Mondiale
Quella a Russia 2018 è l'undicesima partecipazione elvetica alla Coppa del Mondo. Ecco tutte le altre campagne mondiali della nostra selezione...
SPORT: Risultati e classifiche

MOSCA (Russia) - Quattro su quattro negli ultimi dodici anni. Undici partecipazioni totali su ventuno. La prima nel 1934 in Italia. L’ultima quella che scatterà tra pochi giorni in Russia. La Svizzera dopo il periodo buio vissuto negli anni settanta e ottanta è diventata un'habituée dei Campionati mondiali. Tanto che nella classifica delle presenze totali è addirittura tredicesima davanti a Paesi in cui il calcio è quasi una religione come il Cile (9), la Polonia (8) o ancora la Colombia e il Portogallo (7).

Due quarti prima della guerra - Un piccolo miracolo, quello della nostra Nazionale, iniziato 84 anni fa. In Italia. In un periodo storico piuttosto complicato a cavallo tra le due Guerre mondiali. Agli ottavi la Svizzera, nella sua partita d’esordio, ebbe ragione dei Paesi Bassi per 3-2. Al turno successivo i rossocrociati dovettero cedere il passo alla Cecoslovacchia (poi seconda alle spalle dell’Italia) con lo stesso risultato. Nel 1938 il Mondiale oltrepassa le Alpi e raggiunge la Francia che due anni dopo sarebbe caduta sotto il giogo nazista. In un clima tetro e cupo, con venti di guerra imminenti, la nostra Nazionale riuscì nell’impresa di battere proprio la Germania nazista, che a seguito dell’Anschluss comprendeva anche i migliori giocatori austriaci. Il 4-2 nella seconda sfida (la prima finì in parità) porta la firma di André “Trello” Abegglen che con una doppietta abbatté le velleità dei pupilli del Führer. Al turno successivo i rossocrociati dovettero invece arrendersi all’Ungheria di György Sarosi (2-0).

Quell’impresa (inutile) con il Brasile - Riavvolgendo il nastro della storia elvetica si arriva ai Mondiali in Brasile nel 1950. I primi del dopoguerra. La Svizzera era una delle sei nazionali europee qualificate e riuscì a sorprendere i padroni di casa imponendogli un 2-2 in rimonta grazie a una doppietta di Fatton. L’impresa di San Paolo non garantì però ai rossocrociati il passaggio del turno, che complice la netta sconfitta con la Jugoslavia (3-0), sorrise ai verdeoro.

L’infuocata battaglia di Losanna - Quattro anni dopo la Coppa del Mondo sbarca in Svizzera. Nell’edizione che verrà ricordata come quella del “Miracolo di Berna”, in cui la neonata Germania Ovest trionfò a sorpresa sulla “Squadra d’Oro” dell’Ungheria, la nostra Nazionale crollò ai quarti. Sotto le reti dell’Austria e del caldo soffocante di Losanna. Con i 40 gradi all’ombra che prima provocarono un colpo di calore al portiere austriaco Schmied (3-0 Svizzera dopo 19 minuti) e poi misero fuori gioco per un malore il capitano rossocrociato Bocquet. La partita finì con il risultato tennistico di 7-5. Ancora oggi è il confronto con più reti nella storia della Coppa del Mondo.

Gli anni bui - Dopo il mondiale casalingo, la Svizzera buca quelli del 1958 in Svezia. E non va molto meglio nel 1962 (in Cile) e nel 1966 (in Inghilterra). Con i rossocrociati che escono a mani vuote da entrambe le edizioni. Zero punti in sei partite. Da lì la Nazionale vive un lungo periodo di delusioni ed esclusioni. Trascorrono 28 lunghi anni senza Mondiali.

Il ritorno negli States - Il ritorno svizzero nel calcio che conta rappresenta un piccolo miracolo firmato da Roy Hodgson. Inseriti in un girone al limite dell’impossibile - con Italia, Portogallo e Scozia -, gli elvetici si qualificano a USA 94 grazie soprattutto ai 3 punti (su 4) ottenuti proprio contro gli azzurri. Indelebile nella memoria resta il gol di Marc Hottiger firmato il primo maggio 1993 al vecchio Wankdorf di Berna, con il terzino vodese che fece secco con un tiro al volo da centro area Gianluca Pagliuca. Indelebili rimangono i giocatori protagonisti di quella cavalcata: dall’"Angelo biondo” Alain Sutter, a Ciriaco Sforza, passando al duo d’attacco formato da Stéphane Chapuisat e Adrian Knup. Senza dimenticare Georges Bregy che bagnò il ritorno della nostra Nazionale ad un Mondiale trafiggendo con una punizione chirurgica il portiere americano Tony Meola nella partita di esordio contro i padroni di casa nello stadio coperto di Detroit. L’avventura di quella Svizzera - probabilmente la più iconica di sempre - continuò con il sontuoso 4-1 inflitto alla Romania e con una sconfitta indolore contro la Colombia. Fece invece male, eccome, quella patita agli ottavi. Quando la Spagna ci rimandò a casa con un rotondo 3-0. 

A casa da imbattuti - Riavvolgendo il filo degli eventi, siamo giunti agli ultimi quattro campionati del Mondo. Quelli messi uno in fila all’altro da una Svizzera che è cresciuta a dismisura. Nel 2006 i rossocrociati lasciarono la Germania con tanti rimpianti. Da imbattuti. E senza aver subito un solo gol in quasi 400 minuti di gioco. Un record amaro per Zubi e compagni. La Svizzera - spinta dai vari Alex Frei, Tranquillo Barnetta e Philippe Senderos - si impose infatti nel girone che comprendeva Francia (0-0), Togo (2-0) e Corea del Sud (2-0). Agli ottavi, però, la Nazionale mancò la prova di maturità venendo estromessa dopo 120 minuti dall’Ucraina. Senza segnare alcun rigore. Indimenticabile la tensione (e la lingua ballerina) di Streller quando si presentò sul dischetto dopo che Zuberbühler aveva ipnotizzato lo zar Shevchenko nel primo (e unico) errore ucraino dagli undici metri.

Esordio da favola, poi lo spreco -  Va ancora peggio nell’edizione successiva in Sudafrica. Qui gli elvetici dapprima battono la Spagna (che alzerà la Coppa a fine torneo) all’esordio, per poi sprecare tutto perdendo 1-0 con il Cile (rosso per Behrami) e pareggiando nell’ultima e decisiva, sfida contro Honduras (0-0). E arriviamo all’ultima fatica svizzera, quella in Brasile, prima della Russia.

Palo maledetto - Quattro anni fa i rossocrociati fecero il proprio dovere nel girone, battendo Ecuador (2-1) e Honduras (3-0) e qualificandosi secondi dietro alla Francia. Agli ottavi trovammo l’Argentina. La rete di Di Maria e il palo di Dzemaili ci fecero piangere nuovamente. Un nuovo stop nella fase ad eliminazione diretta. I quarti mancano dal 1954… Da tanto. Da troppo. Chissà che in Russia non si possa spezzare questa maledizione.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE