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HOCKEYManuele Celio: "Il segreto? Le primedonne non c'erano"

23.05.13 - 08:36
Il tecnico della U18 si è espresso a proposito dei ragazzi di Simpson che ha allenato nelle selezioni nazionali giovanili
Ti-Press / Samuel Golay
Manuele Celio: "Il segreto? Le primedonne non c'erano"
Il tecnico della U18 si è espresso a proposito dei ragazzi di Simpson che ha allenato nelle selezioni nazionali giovanili
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AMBRÌ - Il risultato della Nazionale svizzera al Mondiale scandinavo non ha lasciato indifferente nessun addetto ai lavori, nemmeno chi molti di quei ragazzi li ha allenati e istruiti nelle selezioni nazionali minori (U18, U20). Stiamo parlando dell'ex campione ticinese di hockey Manuele Celio, attuale tecnico della U18 e vincitore nella sua carriera di quattro titoli svizzeri da giocatore con il Kloten.

Manuele Celio, cosa ne pensi di questi campioni che hai allenato in passato?
"Ho allenato specialmente i ragazzi del 1989-1990, fra cui i vari Hollenstein, Moser, Cunti, Josi e Niederreiter. Loro hanno fatto tutta la trafila delle selezioni nazionali giovanili, hanno consociuto l'hockey internazionale molto presto e si è visto con l'argento mondiale che l'esperienza accumulata è servita per fare il salto di qualità. La Svizzera quest'anno si è ritrovata con un mix di giocatori esperti e di giovani di grande qualità. Il gruppo è poi riuscito a entrare in un circolo positivo e ha disputato un grandissimo Mondiale. La partita contro gli USA per esempio è stata eccezionale. Si è visto ancora una volta che l'hockey svizzero ha una certa qualità, in passato questo si era già notato, ma i ragazzi non erano mai riusciti ad arrivare fino in fondo". 

Rispetto a qualche anno fa però l'hockey svizzero è aumentato notevolmente...
"I giocatori hanno iniziato a sfondare anche in NHL e i vari club svizzeri hanno cambiato l'organizzazione. Il Livello aumenta sempre di più e ci si allena tanto. Ora anche le scuole sono coordinate con le esigenze sportive di un ragazzo, come per esempio la possibilità di allenarsi al mattino. Esistono programmi individuali e la qualità degli allenamenti è migliorata, siamo sulla buona strada. Ora bisognerebbe cercare di aumentare la competizione interna fra giocatori nei club, così da poter aumentare ulteriormente il livello inculcando ai giovani la mentalità vincente.". 

Qual è stato il segreto di questo successo?
"Quest'anno c'è stata una grande disciplina, ognuno ha accettato il proprio ruolo al 100% e non c'è stata nessuna primadonna in squadra. Questo è stato il segreto. L'ottimo risutato ottenuto è stato frutto di un lavoro di squadra, il gruppo è stato compatto dall'inizio alla fine. C'è stata la miscela giusta, con gli allenatori che sono riusciti a trasmettere il messaggio a un gruppo che remava nella stessa direzione. Le quattro linee erano amalgamate bene, stabili difensivamente e ciniche in attacco". 

Cosa ne pensi di Ambühl? È troppo vecchio per la NHL o potrebbe seguire il percorso di Patrick Fischer?
"Ha un grandissimo pattinaggio e sono convinto che se avesse la volontà di provare potrebbe farcela senza problemi. Ha tanta qualità, così come altri elvetici visti al Mondiale che hanno dimostrato di avere le carte in regola per giocare oltre oceano. Non c'è stata differenza fra i rossocrociati e le stelle di NHL delle altre squadre, quindi le franchigie non potranno rimanere indifferenti, qualcuno dovrà andarci per forza". 

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