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HOCKEYCelio: «Questa potrebbe essere la stagione del Lugano»

08.09.20 - 12:00
Chiacchierata con l'ex capitano dell'Ambrì a poco più di tre settimane dal via del campionato.
TiPress
Celio: «Questa potrebbe essere la stagione del Lugano»
Chiacchierata con l'ex capitano dell'Ambrì a poco più di tre settimane dal via del campionato.
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AMBRÌ/LUGANO - Quella che si aprirà il prossimo 1. ottobre sarà per forza di cose una stagione che ci ricorderemo per sempre. Non soltanto per chi vincerà il titolo, non per chi riuscirà a fare i playoff oppure per chi vincerà più derby ticinesi, bensì per le condizioni in cui questo campionato si disputerà. Sia per i giocatori che per i tifosi sulle tribune. 

«Sarà un hockey un po' particolare e naturalmente diverso - le parole dell'ex capitano dell'Ambrì Nicola Celio - Tutti ci dovremo adeguare, non si può fare altrimenti. A mio avviso quella trovata dalle autorità è una soluzione positiva, poteva andare anche peggio. Personalmente non mi aspettavo un'apertura così grande a livello di pubblico. Il 66% è già qualcosa, la mia speranza è che con il passare del tempo si possano riaprire le piste nella loro totalità». 

Sarà strano vedere una Valascia e una Cornèr Arena senza curve...
«Indubbiamente. Sono momenti di cambiamento, seppur temporaneo. Scendere in pista con soli 1'000 spettatori sarebbe però stato ancor più triste. Inizialmente forse sarà un po' surreale e dovremo abituarci. Ma non penso che per i giocatori, una volta che le partite inizieranno, ci sarà tantissima differenza rispetto a prima». 

Un addio triste per la "vecchia Valascia"...
«Non direi. Sarà la sua ultima stagione e al termine di essa si festeggerà comunque. Non parlerei di tristezza. Lo sarebbe stato se avessimo assistito tutta la stagione senza pubblico». 

Passando agli aspetti tecnici, come vedi l'Ambrì?
«C'è stato qualche innesto ma l'ossatura è rimasta quella. Non ha senso cambiare, si tratta di consolidare quanto di buono costruito nelle ultime stagioni. Sono contento che si stia continuando su questa strada. Mi dispiace per la partenza di Plastino, un giocatore costante, solido e completo. Forse dietro manca qualcuno. Sono molto curioso di vedere all'opera Zaccheo Dotti: quest'ultimo in età giovanile aveva delle potenzialità notevoli maggiori rispetto a suo fratello Isacco, spero tanto vengano fuori. La partenza di Jelovac, invece, non mi ha fatto male, non è cresciuto come ci si aspettava». 

...e il Lugano?
«Pelletier non è un allenatore che complica le cose, com'è giusto che sia. Lui lascia giocare, dà fiducia. Già nelle prime amichevoli abbiamo visto che la squadra c'è. Questa potrebbe essere la stagione del Lugano. Abbiamo visto cos'è successo con Kapanen, ha voluto seguire la sua filosofia che per il nostro hockey non era adatta. Non c'è tempo per gli schemi, il giocatore scende sul ghiaccio al massimo se è stimolato. Questo è l'hockey del giorno d'oggi». 

Ti ha sorpreso la scelta del club di cambiare capitano?
«Fa parte dei processi, sono cambiamenti che all'interno di un gruppo ogni tanto fanno bene. Penso che questo scarico di responsabilità possa fare ben anche allo stesso Chiesa. È un lottatore. Chiaro, quando ti tolgono una responsabilità del genere non sei mai contento, ma ora si può concentrare soltanto sul gioco. Alessandro sarà comunque un personaggio che nello spogliatoio trascinerà sempre il gruppo. Noi in passato ad Ambrì avevamo ponderato la scelta: prima del mio ultimo anno di carriera avevo deciso di cedere il testimone a Paolo Duca. Non me lo aveva chiesto la società, ma lui aveva le energie giuste. È stato programmato, ma era il momento ideale». 

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