Fantastici nelle ultime due settimane, i leventinesi hanno fatto il pieno di applausi e punti. Ora però, che si fa?
AMBRÌ - Sontuoso, gigantesco, memorabile. Sono queste alcune delle parole usate per descrivere quanto combinato a Berna dall'Ambrì.
Quanto - in realtà - combinato dai biancoblù nelle ultime due settimane. In barba alle evidenti difficoltà, all'infinita lista di infortunati e anche alle decisioni della SIHF, i leventinesi hanno infatti innestato la marcia più alta e si sono messi a correre. Risultato? Hanno solo vinto, raccogliendo 13 dei 15 punti a disposizione e riavvicinandosi sensibilmente alla riga. Da sempre applaudito per l'ottimo lavoro svolto, in questi ultimissimi giri di giostra Luca Cereda sta ricevendo addirittura candidature per la santità. Meritata, a nostro avviso, per quel che riesce a spremere da un gruppo ferito e non numerosissimo. Il coach non può in ogni caso perdere troppo tempo a compilar moduli per ricevere l'aureola: deve impegnare ogni secondo della sua giornata per preparare fin nei minimi dettagli la sfida di questa sera al Davos (alla Valascia, ore 19.45), l'ultima prima della “vacanza” della Spengler. Il coach non può sprecare tempo anche perché, in fondo, il suo Ambrì non ha fatto nulla. Archiviati i complimenti, i sopracenerini vanno infatti soppesati solo guardando i numeri. E questi, seppur molto migliori rispetto a ogni previsione, raccontano di una squadra in zona playout.
A questo punto si deve capire qual è il vero obiettivo della società. Si corre per fare il proprio dovere, far crescere i giovani e tenersi il più lontano possibile dall'ultimo posto? Allora tutto è perfetto: il ritmo e il comportamento tenuti sono quelli giusti. Si pensa ai playoff? Le pacche sulle spalle non bastano: con una coperta tanto corta ci si deve aggrappare alla speranza.