Cerca e trova immobili

UN DISCO PER L'ESTATE«Tre finali andate? Odiavo perdere ma non c'è rimorso»

09.08.19 - 07:00
Slava Bykov, regalo post caduta del muro: «La Svizzera? Da giovane, prima di arrivarci, la vedevo come un bel posto. Sceglierla per me fu normale, e viverci molto semplice»
Keystone (foto d'archivio)
«Tre finali andate? Odiavo perdere ma non c'è rimorso»
Slava Bykov, regalo post caduta del muro: «La Svizzera? Da giovane, prima di arrivarci, la vedevo come un bel posto. Sceglierla per me fu normale, e viverci molto semplice»
HOCKEY: Risultati e classifiche

FRIBORGO - Nel gelo di Celijabinsk, alle pendici degli Urali, nel 1960 è nato quello che i nostri lettori hanno scelto come l'uomo simbolo del Friborgo. È nato l'artista Bykov, uomo dal nome difficilmente pronunciabile - il suo Vyacheslav fu presto accantonato per il più immediato Slava -, dall'occhio svelto e dal tocco velenoso. I 651 punti (242 gol) in 332 apparizioni rendono bene l'idea di quanto, dal 1990 al 1998, il fenomeno russo abbia inciso con la maglia dei Dragoni. Rendono bene l'idea di quanto la Svizzera e l'hockey svizzero siano andati a genio al... genio.

«La Svizzera? Da giovane, prima di arrivarci, lo vedevo come un bel posto - ci ha raccontato l'ora 59enne dirigente del Friborgo - Moderno, ordinato, molto interessante: proprio un bel Paese».

Una Nazione che, con le frontiere russe "molli" dopo la caduta del muro, diventò casa.
«Contrariamente a quel che si può pensare, l'impatto con il vostro Paese non fu traumatico. Non ebbi bisogno di molto tempo per abituarmi all'"Occidente". Da metà anni '70, con la nazionale russa, avevo già girato il mondo. Il Nord America, tutta l'Europa... avevo visto moltissimo. Scegliere la Svizzera per me fu normale, e viverci molto semplice. La disponibilità e la solarità delle persone resero poi, per me e per la mia famiglia, tutto più facile».

Con la coppia Bykov-Khomutov il Friborgo riscrisse la propria storia. Ottenne grandi soddisfazioni. Mancò però la gioia più grande, perdendo per tre anni consecutivi la finale. Dopo tanto, quel triennio si guarda con soddisfazione o rammarico?
«Ora, dopo anni, posso tranquillamente dire che rimorso per quanto accaduto non ce n'è. Ho fatto parte di una grande squadra, ci abbiamo provato, abbiamo giocato un grande hockey ma abbiamo trovato sulla nostra strada avversari più forti di noi. Il Berna nel 1992 e il Kloten nelle due stagioni seguenti hanno meritato di vincere il titolo».

Da top del campionato, c'è stato un avversario indigesto?
«A dire il vero no. Ero concentrato su me stesso. Lavoravo sodo perché odiavo perdere. Poi quando capitava, non avevo problemi a complimentarmi con il rivale che mi aveva battuto».

Clicca qui per leggere gli articoli precedenti di "Un Disco per l'estate".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE