Merzlikins è in partenza. Tra mille commissioni da fare ha però trovato il tempo per raccontarsi. E per fare una promessa. «Tanti ricordi, belli e brutti, sono legati a questa città»
LUGANO - Sono ore frenetiche quelle di Elvis Merzlikins, indaffaratissimo prima di imbarcarsi sull'aereo che domenica lo porterà oltreoceano, per iniziare la sua nuova avventura in NHL con i Columbus Blue Jackets.
«Ho veramente i minuti contati, devo sbrigare ancora le ultime cose - ci ha confidato l'ormai ex portiere del Lugano - sto vendendo la macchina, devo andare in Municipio per annunciare la mia partenza, passare in banca e salutare i miei amici. Così non ho il tempo di pensare che sto partendo».
Il sogno lungamente cullato si sta avverando?
«È una nuova avventura che non vedo l'ora di vivere. Il mio sogno inizia a realizzarsi, sarà molto bello. Conoscerò persone e luoghi nuovi, una bella esperienza che alla mia età è assai stimolante».
Sai già che cosa ti attende in America, ti sei già fatto qualche idea?
«Molto probabilmente all'inizio vivrò in un hotel con la mia ragazza, che mi accompagnerà. Inizialmente doveva raggiungermi in settembre, ma poi siamo riusciti a organizzarci e sarà subito con me. E questo è molto importante. Poi cercheremo un appartamento per sistemarci, chiaro tutto non si può avere subito. Non è come in Svizzera. Là ti devi arrangiare per conto tuo».
Cosa ti porterai da Lugano?
«Tanti ricordi, belli e brutti, legati a questa bellissima città: la società che mi ha fatto crescere, i compagni avuti, le amicizie e i tifosi meravigliosi. La stagione scorsa, soprattutto i playoff, è da considerare tra i momenti più belli. Chiaramente la sconfitta in gara-7, è tra i più brutti».
Ti attendono settimane particolari, dove forse potrai solo allenarti. Poi, eventualmente, ci saranno anche i Mondiali a Bratislava con la Lettonia.
«Salvo cataclismi, adesso mi allenerò con il mio nuovo club. Poi, a dipendenza del cammino che faranno i Columbus nei playoff, una volta terminata la “nostra stagione”, se ci sarà la possibilità di giocare per la mia Nazionale, lo farò molto volentieri».
Ti attende una sfida incredibile, sei pronto?
«Direi proprio di sì. Ho atteso così tanto questo momento. So che sarà molto difficile. Però è un prezzo che bisogna pagare. Moltissimi giocatori hanno militato anche in AHL, non sottovaluto quella Lega, anzi; solo non vorrei starci per tantissimi anni. C'è un ottimo hockey. Non tutti in fondo possono salire subito sul treno che "vogliono". Un mio compagno di nazionale ha giocato tanto tempo in questa lega, ma adesso giocata in NHL con Crosby e segna molte reti».
Ma perchè un giorno hai deciso di fare il portiere?
«Sono un tipo squilibrato (ride, ndr). Lo so, sono un po “pazzerello”, mia madre non sapeva più cosa fare con me. Da bambino non stavo mai fermo e essendo "coraggioso", facevo delle cose estreme. Non avevo paura di niente, quindi nemmeno dei tiri. Qui a Lugano, quando giocavo a skater, hanno intuito il mio potenziale e hanno provato a mettermi in porta».
Nella tua vita ci sono stati tanti cambiamenti, quindi nemmeno questo ti spaventa.
«Esatto. C'è un'unica cosa che mi rattrista. Qui, quando avevo qualche giorno libero, potevo andare in Lettonia a trovare mia mamma. Devo vivere la mia vita, nel bello e nel brutto. Un nuovo film, che quando sarò anziano, davanti a un camino con un bicchiere di whisky potrò ricordare volentieri».
Alla fine di questa avventura, dove pensi di sistemarti.
«Come ho già detto molte volte, nel limite del possibile, vorrei finire la mia carriera qui a Lugano. E se ci fosse la possibilità, anche lavorare per questa società, anche solo come allenatore dei piccoli. Sono cresciuto qui, ho i miei amici, la famiglia che mi ha accolto, i tifosi che sempre hanno creduto in me, la mia città... Quindi vi prometto che ritornerò».