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DAVOS«Eravamo come una famiglia. Le dimissioni di Arno? Difficile parlarne»

27.12.18 - 07:29
Passato, presente e futuro: la parola a Josef Marha, ex giocatore che per 12 stagioni è stato un punto di riferimento nello scacchiere di Del Curto: «Ora sto sviluppando la mia vita in Cechia»
Keystone
«Eravamo come una famiglia. Le dimissioni di Arno? Difficile parlarne»
Passato, presente e futuro: la parola a Josef Marha, ex giocatore che per 12 stagioni è stato un punto di riferimento nello scacchiere di Del Curto: «Ora sto sviluppando la mia vita in Cechia»
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HRADEC KRALOVE (Repubblica Ceca) - Indimenticato e indimenticabile dalla parti della Vaillant Arena, Josef Marha ha vissuto stagioni memorabili a Davos, dove agli ordini dell’amico e coach Arno Del Curto ha conquistato ben 5 titoli di campione svizzero e 5 Coppe Spengler. Approdato nei Grigioni nell’ormai lontano 2001, il trascinatore ceco è stato tra gli indiscussi protagonisti degli anni d’oro di quel Davos, macchina a tratti perfetta capace di guadagnarsi l’ammirazione di tutti gli appassionati e piazzarsi stabilmente ai vertici dell’hockey svizzero. Nel complesso sono stati 6 i campionati vinti da Del Curto, di cui i primi 5 proprio con il fedelissimo Josef Marha - 392 punti (171 gol) in 675 match - che è stato tra le pedine chiave del suo scacchiere. Nel 2013 l’attaccante ha poi lasciato i gialloblù, andando a concludere la sua carriera in Patria.

Oggi a Davos sono cambiate tante cose, ma i ricordi restano ben vivi nella memoria dei protagonisti di quelle annate.
«Ho giocato 12 anni a Davos, eravamo come una famiglia e questo è stato il “segreto” alla base dei successi - esordisce il 42enne Josef Marha, che oggi vive a Hradec Kralove - Siamo andati 7 volte in finale vincendo 5 titoli. Ho ricordi fantastici di quei campionati e delle splendide persone con cui ho lavorato. Grande staff, giocatori super come Marc Gianola, i fratelli Von Arx, Sandro Rizzi e tanti altri.... senza dimenticare i rinforzi del lockout. Poi ovviamente c’era Arno… un grande coach. Abbiamo vissuto dei bei momenti», ricorda Josef Marha.

Lo scorso 27 novembre le dimissioni di Del Curto hanno scosso il mondo gialloblù. Come hai preso la notizia?
 «Per me è veramente molto ma molto difficile parlare di questo argomento. 22 anni sono un’era, già rimanere in un team per così tanto tempo è incredibile, ancora di più se si pensa che ha sempre raggiunto i playoff. La mia opinione è che Arno non fosse sulla strada sbagliata, ma forse avrebbe fatto bene a lasciare nel 2015 dopo il sesto titolo. Quel trionfo ha però portato nuovo entusiasmo e ha deciso di continuare. Alla fine è andata così, credo che per lui sia stato molto difficile lasciare. Sicuramente c'è chi lo ha criticato per questo. In questi anni, quando le cose non andavano perfettamente, certa gente era subito pronta a cercare un errore di Arno o dei giocatori: a dire che Arno ha fatto questo o quell'errore... ma in fondo siamo umani ed è normale criticare».

Quel che è certo è che Del Curto è entrato nella storia del Davos e dell'hockey svizzero.
«Guardando indietro ci si accorge di quanto ha fatto per l’hockey svizzero e per i giocatori cresciuti a Davos sotto la sua gestione. È incredibile. Adesso qualcuno potrà dire che Arno era “cattivo”, che ha sbagliato… no no, sono solo chiacchiere. La vita non è sempre "illuminata" e perfetta, a volte ci sono anche momenti un po' più bui. Ora, ed è una mia opinione, penso che Arno sia felice di aver preso questa decisione. 22 anni al vertice e con costante pressione: tu "devi" fare, "devi" vincere, "devi"... invece no. È solo hockey, un gioco. A volte la gente non realizza questo. Ad ogni modo credo che futuro continuerà ad allenare e lo farà ancora meglio dopo questa esperienza».

In questi giorni a Davos si gioca la Coppa Spengler. Un torneo di grande tradizione, un appuntamento che ogni anno entra nelle case di molti appassionati.
«È un bel momento dell’anno, un'occasione per tutti. Alcune tra le migliori squadre e tra i migliori giocatori d’Europa hanno solcato il ghiaccio della Spengler. Grande hockey, partite divertenti per chi scende in pista ma anche per i tifosi. È un’ottima esperienza per i giovani. È grandioso quando la si vince, ma a volte non si tratta solo di puntare al trofeo, quanto di crescere e approfittare di questa opportunità».

Se Josef Marha ha fatto per anni le fortune del Davos, ora in Ticino c'è un suo connazionale - Dominik Kubalik - che sta infiammando a suon di gol e assist il popolo biancoblù.
«Non lo conosco benissimo, ma ho visto e sentito ottime cose. È un giocatore molto solido, un vero scorer. La National League? La seguo sempre, guardo soprattutto le highlights. Allo stesso tempo mi tengo costantemente aggiornato sul campionato ceco e la NHL».

Dopo anni a lottare sul ghiaccio e vincere trofei, ora a livello professionale cosa c'è nel presente di Josef Marha?
«Principalmente lavoro nell'azienda svizzera "Kybun and Joya shoes" (Walk-on-air, health and fitness). Ho due negozi in Cechia e stiamo pianificando di aprirne un altro. Hockey? Vado sul ghiaccio 4-5 volte a settimana per lavorare con i ragazzi su abilità tecniche e altri aspetti. Non sono un coach, ma un aiuto. Ho allenato lo scorso anno nel Pardubice U16 poiché avevano bisogno, ma ora voglio solo aiutare. Non voglio allenare in Cechia».

Ultime battute sul futuro. Un giorno, chissà, Marha potrebbe tornare in Svizzera e perché no... proprio a Davos.
«La vita è piena di sorprese, non si sa mai quello che può accadere. Ora ho un figlio che gioca a hockey e il prossimo anno dovrebbe farlo in Svezia, io lo supporto e cerco di aiutare: queste decisioni vanno sempre prese con prudenza. Ad ogni modo ora sono davvero felice con il mio lavoro con "Kybun and Joya", sto sviluppando la mia vita e il mio business in Cechia. Però, come mi piace dire... nella vita mai dire mai», conclude Josef Marha.

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