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L'OSPITE – ARNO ROSSINI«Hofmann via per soldi? Certo. E ha fatto bene. Ipocrita chi lo biasima»

05.12.18 - 07:00
Per uno sportivo quanto conta la “maglia”? Arno Rossini: «Stiamo parlando di ragazzi che per il futuro hanno poche certezze. Di imprenditori che devono spremere al massimo la loro carriera»
Keystone
«Hofmann via per soldi? Certo. E ha fatto bene. Ipocrita chi lo biasima»
Per uno sportivo quanto conta la “maglia”? Arno Rossini: «Stiamo parlando di ragazzi che per il futuro hanno poche certezze. Di imprenditori che devono spremere al massimo la loro carriera»
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LUGANO - Allora, riepiloghiamo. Il Lugano ti propone un rinnovo. Tu ascolti, prendi nota, confronti con quanto ti hanno offerto gli altri e rifiuti. E poi decidi di sposare il progetto dello Zugo. Il tutto dopo aver messo sulla bilancia un po' tutto: soldi, ambizioni, prospettive, fame...

In fondo i conti tornano. In fondo Greg Hofmann, perché è del 26enne attaccante che stiamo parlando, si è comportato come tutti quelli che possono vantare più di una pretendente. Ha scelto.

In questi casi c'è chi tira in ballo la riconoscenza, la gratitudine, il rispetto... Giusto?
«Stiamo parlando di professionisti che devono gestire al meglio una carriera – è intervenuto Arno Rossini – Si devono fare delle scelte e non si possono accontentare tutti».

Facciamo un passo indietro, lasciamo da parte Hofmann. È sensato prendersela con un giovane campione – di qualsiasi sport di squadra – se questo decide di cambiar casacca davanti a una grande offerta?
«Per nulla. Quando ti trovi di fronte al contratto della vita, quello più importante della tua carriera, devi fare bene i tuoi conti, valutando con attenzione tutto».

Senza giri di parole. Molti, all'attaccante del Lugano, rimproverano il fatto di aver semplicemente accettato lo stipendio più alto.
«Anche io ho questa impressione. Anche io penso che alla fine l'aspetto economico abbia pesato più di tutti gli altri. Ma non per questo critico il giocatore. Con un contratto lungo e remunerativo si è davvero sistemato. Stiamo parlando di sportivi, di ragazzi che per il futuro hanno poche certezze. Chi vi dice che tra quattro anni Hofmann o chi per lui avrà ancora estimatori? Chi vi dice che dopo questo ci sarà un nuovo accordo da firmare? Questi ragazzi... sono dei piccoli imprenditori. Devono ottenere il massimo dal loro lavoro. Devono veder ripagati i loro sacrifici. Devono insomma spremere al massimo la loro carriera».

Non lo si può dunque biasimare?
«Saremmo ipocriti se lo facessimo».

In bianconero il 26enne non avrebbe certo fatto la fame...
«Ne sono sicuro. Lascia un club comunque solido, ricco e ambizioso. Evidentemente però l'offerta dello Zugo era migliore. Su quattro anni, con anche una tassazione più favorevole, la differenza può essere grande. Potrebbe ballare fino a un milione».

Ma non possono esserci anche la voglia di cambiare aria. Di crescere...
«Certo. Assolutamente. Chi cambia si rimette in gioco e può solo migliorare. Se poi Hofmann avrà davvero uno stipendio importantissimo, allora avrà ancora maggiori stimoli – e pressioni - per lavorare di più e provare a crescere. Andrà poi in una squadra forte, che lotterà per il titolo. Tutto questo ha sicuramente pesato nella sua scelta. Però per primo ha pensato di sicuro allo stipendio. Giustamente».

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