Reto Kobach - attuale capitano degli zurighesi in Swiss League - faceva parte della squadra biancoblù 2013-14, l'ultima in grado di acciuffare i playoff: «Ci sono tante differenze con quell'Ambrì»
WINTERTHUR - Reto Kobach ha combattuto una serie infinita di battaglie. Difensore affidabile, l'oggi 38enne in carriera non si è mai tirato indietro: attualmente è capitano del Winterthur, dove sta mettendo a disposizione dei compagni la sua enorme esperienza accumulata nelle oltre 700 partite disputate in National League con le maglie di Zugo, Ambrì, Berna e Langnau. Ieri sera proprio il Winterthur era di scena a Biasca per affrontare i Rockets, ma lui non è sceso sul ghiaccio in quanto reduce da una pesante influenza. Dieci stagioni trascorse in Leventina, Reto Kobach faceva parte del team biancoblù 2013-14 (l'ultimo in grado di raggiungere i playoff)...
Reto, siete penultimi in Swiss League: un bilancio della vostra stagione sin qui?
«Non sta andando secondo le attese di inizio stagione. Avevamo altre aspettative per cui penso che sin qui il nostro campionato si possa classificare come deludente. Non abbiamo quasi mai giocato al completo e, se a una squadra come la nostra togli 2-3 giocatori dei primi tre blocchi, diventa difficile vincere le partite. Commettiamo sempre gli stessi errori, ci tagliamo le gambe da soli. Non impariamo dagli sbagli e, malgrado proviamo ad apportare i correttivi in allenamento, le cose non cambiano e questo ovviamente ci costa i punti».
Nonostante i 38 anni Reto Kobach continua ad avere il fisico di un ragazzino...
«A livello fisico sto bene, non ho nessun tipo di dolore e da questo punto di vista la stagione sta andando bene. Addio all'hockey? Ci sto pensando ma non ho ancora preso nessuna decisione, voglio lasciare tutte le strade aperte. Quel che è certo è che prima di Natale farò una scelta».
Il tuo amore nei confronti del disco su ghiaccio ti farà rimanere in questo mondo anche nel post-carriera?
«Sono in questo mondo da praticamente tutta la mia vita e allora mi dico: "perché fare altro?". Se ci sarà l'opportunità di rimanere nell'hockey ben venga. In estate svolgerò i corsi per diventare allenatore, ma mi vedrei anche dietro a una scrivania a svolgere altre funzioni».
Nell'ultimo Ambrì in grado di raggiungere i playoff c'eri anche tu. Vedi delle somiglianze con la squadra di quest'anno?
«Sono andato in curva con le mie due bimbe a vedere la partita di Coppa Svizzera contro il Losanna. Ho visto una squadra che lotta, pattina e dà l'anima in pista. Già l'anno scorso succedeva, ma ora stanno arrivando anche i risultati. Gran parte del merito di questa evoluzione va naturalmente attribuito a Luca Cereda e Paolo Duca. Ci sono comunque tante differenze rispetto a quella stagione, dove molto spesso vincevamo le partite anche quando giocavamo male. Ora invece l'Ambrì è sempre lì incollato all'avversario e gioca delle grandi partite».
Pensi che ce la farà?
«La classifica è cortissima, si fa in fretta a salire e a scendere. Auguro comunque all'Ambrì di farcela, se continueranno così sono convinto che ce la faranno».
Reto Kobach torna sempre volentieri ad Ambrì con le sue figlie, vero?
«La più grande tiene all'Ambrì, mentre la più piccola non è molto interessata. Comunque sì, vengono sempre con molto piacere in Leventina, soprattutto per mangiare gli squisiti hot dog e i panzerotti della Valascia...».